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Giorgia Meloni protagonista in Europa: "L'aria è cambiata, ce lo riconoscono"

Alessandro Gonzato
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Partiamo da un dettaglio, che però spiega molto: è sera e sul sito di Repubblica la trasferta di Giorgia Meloni a Bruxelles – attenzione, la parte che riguarda l’Ucraina, il bilancio pluriennale e i migranti – è un quadratino piccolo-piccolo, l’undicesima notizia partendo dall’alto. La seconda, che arriva sempre dalla capitale belga – dunque ritenuta più interessante e chissà come mai – lega la premier al collega Viktor Orbán, ma il tema è il caso di Ilaria Salis. I buoni rapporti tra la presidente del Consiglio e il “mostro” magiaro – così per la stampa progressista –vengono sottolineati solo quando di mezzo ci sono argomenti su cui sparare, spesso a casaccio come nel caso della donna detenuta in Ungheria. Quando invece la premier, come ieri, convince Orbán a ritirare il veto sugli aiuti a Kiev (non è stata la sola, ovviamente, ma tutti hanno riferito che ha avuto un ruolo determinante), ecco che per Repubblica il legame tra i due svanisce. Punti di svista.

Veniamo alle dichiarazioni post-vertice.

KIEV-MOSCA - «Non era facile», ha detto Meloni all’esercito di cronisti arrivati a Palazzo d’Europa per l’incontro dei leader. «Una soluzione a 26», quindi senza l’Ungheria, «sarebbe stato un problema, un precedente pericoloso. Abbiamo lavorato molto per una soluzione unitaria. Siamo molto soddisfatti di come sono andate le cose», ha evidenziato la premier. Fonti che hanno assistito alle riunioni ristrette, e la Meloni si è intrattenuta a lungo col premier ungherese, hanno riferito che «Orbán è tornato ad avere un atteggiamento razionale».

 

 

SALIS-ORBÁN - I giornalisti, durante il punto stampa, hanno virato subito sul caso Salis. «Cosa pensa delle immagini della donna in catene, ci sono dei margini per scontare l’eventuale detenzione in Italia?». Meloni chiarisce: «L’ipotetica carcerazione in Italia va discussa, come lei sa, quando sapremo come andrà il processo. Ho sentito molti dibattiti in Italia, ma devo segnalare che a differenza di quello che molto spesso è stato scritto, anche in Ungheria esiste l’autonomia dei giudici e i governi non entrano nei processi, quindi oggi non può essere un oggetto di discussione col primo ministro ungherese. Con lui, come faccio per tutti gli italiani detenuti all’estero, ho parlato della necessità che ai nostri connazionali venga riservato un trattamento dignitoso e rispettoso, un giusto processo, e aggiungo anche un processo veloce perché mi ha colpito», ha aggiunto Meloni, «che l’udienza sia stata rinviata a maggio. Spero che su questo si possa fare qualcosa di più. Per il resto però», ha tenuto a sottolineare la premier, «né io né Orbán possiamo entrare oggi nel giudizio, che compete alla magistratura. Io posso solo sperare che Ilaria Salis dimostri la sua estraneità da questa cosiddetta “banda del martello” (gli assalitori di estrema sinistra che vanno a caccia dei nemici di estrema destra, ndr), ovviamente il governo e l’ambasciata italiana garantiranno tutta l’assistenza».

Altra domanda: «Cosa ne pensa delle immagini della Salis in tribunale in catene?».

«Accade in diversi Paesi, anche occidentali, non è nostro costume, certo sono immagini che hanno un impatto, ma in altri Stati sovrani funziona così».

GLI SBARCHI - A Bruxelles, dicevamo, è stata affrontata anche la questione migratoria, argomento su cui spesso durante i governi di centrosinistra l’Italia non ha mai toccato palla, con le conseguenze che conosciamo. «Chiedevamo più risorse e ora ci sono 10 miliardi in più, e 8 sono dedicati alla difesa esterna dei confini, quindi per prevenire i flussi. In Europa, nell’ultimo anno, la strategia è palesemente cambiata, grazie all’impulso italiano che qui tutti riconoscono. Siamo contenti che siamo riusciti a convincere, col nostro pragmatismo».

 

 

PIANO MATTEI - A margine dell’incontro, ha riferito la premier, «si è parlato molto del vertice Italia-Africa, che è stato considerato da tutti una bella pagina di politica estera, nostra ed europea. Noi siamo la nazione dirimpettaia più vicina, e tutti», ha rimarcato, «capiscono il ruolo strategico che ricopriamo. Ci ringraziano per il lavoro che stiamo facendo e che porteremo alla presidenza del G7», quest’anno capeggiato dall’Italia. Ieri è stata anche la giornata dell’assalto dei trattori ai Palazzi di Bruxelles. La protesta ha raggiunto livelli notevoli.

AGRICOLTORI - «Io sono stata una leader che in Ue ha votato contro gran parte delle questioni criticate ora dagli agricoltori. In Italia abbiamo già fatto del nostro meglio, ma la politica europea va cambiata. Io ho chiesto di fare sforzi maggiori, ma un cambio di linea potrà arrivare solo dopo le elezioni europee, sperando prevalga un approccio diverso da quello ideologico visto finora. Si è sbagliato molto in Europa quando si è sostenuta la sostenibilità ecologica senza appoggiare quella sociale. In Italia abbiamo portato da 5 a 8 miliardi le risorse del Pnrr per il fondo agricolo, ci siamo impegnati sull’agrisolare, sui contratti di filiera, e ci viene riconosciuto. In alcuni Paesi protestano perché non hanno prorogato i sussidi sul gasolio: noi lo abbiamo fatto».

CONSERVATORI - Orbán ha anticipato l’intenzione di entrare nel gruppo dei Conservatori (capeggiato dalla Meloni), dopo le elezioni europee di giugno. «È un dibattito aperto», ha commentato Meloni, «ma non in questi giorni. Eventualmente si aprirà dopo il voto».

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