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Europee vicine? A Bruxelles monta la paura dell'onda nera

Alberto Busacca
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Ci stavamo quasi preoccupando. A meno di un mese dalle elezioni europee ancora non si parlava del rischio di un ritorno del fascismo. Possibile? Davvero la sinistra poteva affrontare una campagna elettorale senza evocare il fantasma di Mussolini? No, ovviamente non poteva andare così. E infatti, alla fine, l’allarme fascismo è puntualmente arrivato. Anzi, trattandosi di elezioni europee stavolta l’allarme è addirittura sull’eurofascismo. Camicie nere in arrivo in tutto il Continente, una cosa mai successa...

A far agitare i progressisti è bastata la convention organizzata a Madrid da Vox, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, anche Giorgia Meloni, Marine Le Pen e il presidente argentino Javier Milei. Vox, va detto, è un movimento fondato da alcuni fuoriusciti dal Partito popolare (a cominciare dal leader Santiago Abascal) e fa parte del gruppo dei conservatori europei, però, chissà perché, sui giornali viene sempre definito come gruppo di “ultradestra”. Non semplice destra, no, proprio “ultradestra”, anche se nessuno ha capito bene cosa voglia dire... Insomma, prendete un convegno di “ultradestra”, aggiungeteci Meloni-Le Pen-Milei e l’allarme fasci smo sorge spontaneo.

 

 

A Madrid, domenica, contro l’iniziativa di Vox hanno manifestato circa mille persone. Secondo le quali la città spagnola si era trasformata nientemeno che nella «capitale del fascismo globale». Una cosa seria, quindi, mica pizza e fasci. E l’allarme ha subito raggiunto anche l’Italia. Repubblica, ad esempio, ha denunciato in un titolo la nascita di una «cabina di regia nera» per conquistare l’Unione europea. «Il coordinamento nero è partito», spiegava il pezzo, «bene detto dall’applauso dei post franchisti di Vox. Dove porterà, sarà chiaro dopo il 10 giugno. Ma il piano di Giorgia Meloni è sostanzialmente questo: sommare i voti dei conservatori e quelli dell’ultradestra di Marine Le Pen per incidere sui singoli dossier che passeranno dal Parlamento europeo». Non si capisce dove starebbe lo scandalo, eppure la cosa sembra preoccupare molto la stampa progressista... Non l’ha presa bene, come prevedibile, neanche Massimo Giannini. Che nel suo podcast, Circo Massimo, si è sfogato per dodici minuti prendendosela con la Meloni («usa i toni del Ventennio») e con i suoi «camerati di viaggio». Titolo della puntata: «La “moderata” Giorgia e la feccia nera neo-fascista scagliata contro l’Europa». E poi, naturalmente, i politici, a partire dalla segretaria dem Elly Schlein («Siamo fieri della nostra identità antifascista che viene dalla Costituzione») e dal leader dei Verdi Angelo Bonelli («La premier italiana, che partecipa a un summit anti-europeo e che in Italia tenta di mostrare un volto fintamente moderato, è la leader in Europa di un’estrema destra fascista schierata contro le politiche sul clima e contro ogni avanzamento dei diritti civili»). Ecco qui, tutto rientra nel solito schema. Fase uno: si avvicinano le elezioni.

Fase due: la sinistra lancia l’allarme sul ritorno del fascismo. Fase tre: la medesima sinistra perde le elezioni. Al momento siamo alla fase due, ma è molto probabile che finirà come le altre volte. Nel 2022, in particolare, Enrico Letta ha puntato tutto, ma proprio tutto, sul pericolo nero e sulla paura per la possibile nascita di un governo guidato da Giorgia Meloni. Sappiamo com’è andata. La leader di Fdi è entrata trionfalmente a Palazzo Chigi e il Pd si è fermato a un misero 19,04%. Non c’è niente da fare: lo spauracchio delle camicie nere non funziona più, non fa vincere le elezioni. Dovrebbero averlo capito anche i compagni, e invece ci ricascano ogni volta...

Il problema, poi, è che a sinistra perdono il senso della misura e di conseguenza anche quello del ridicolo. E così, ieri, da più parti è stato sollevato un caso perché in un bar di Roasio (in provincia di Vercelli), dove si stava svolgendo un aperitivo elettorale di Fratelli d’Italia alla presenza del sottosegretario Andrea Delmastro, su una colonna, dietro una lavagnetta con sopra scritto il prezzo del caffè, faceva capolino un calendario del Duce. «Nelle foto dell’aperitivo tricolore», ha detto la vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo, «vi è in bella mostra un calendario di Mussolini e nessuno se ne vergogna. Raccontateci ancora che non esiste un allarme democratico. Vanno fermati con il voto». Insomma, il fascismo è così: oggi sta su un calendario a Roasio e domani potrebbe conquistare Bruxelles. Ma davvero pensano che qualcuno ci creda? 

 

 

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