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Ue, sgarbo all'Italia: vogliono rifilarci Enrico Letta

Francesco Storace
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In Europa ormai hanno abbandonato definitivamente le buone maniere. E se le voci di corridoio dalle parti di Bruxelles hanno un fondamento di verità, c’è da preparare la contraerea, altro che Ursula von der Leyen. A quanto pare c’è chi vorrebbe rifilare un biscottone all’Italia, di quelli scaduti da tempo e comunque indigesto: addirittura si registra l’ambizione della fazione socialista – sì, gli sconfitti delle elezioni – di portare Enrico Letta alla presidenza del consiglio europeo.

Roba da matti. In una delle poltrone più prestigiose, l’italiano vorrebbero sceglierlo quelli che hanno perso le elezioni e non il governo che è uscito più rafforzato dal voto. Sembra una barzelletta, ma è la solita voglia di menare le mani, quella contro Roma, che non va affatto bene. Prima del voto l’opzione della sinistra era quella di ricicciare Mario Draghi. E sia nel suo caso come in quello eventuale di Letta, il problema non sta nella qualità delle persone, si dice dalle parti di palazzo Chigi, ma delle politiche che rappresentano.

Non si può dimenticare – afferma chi segue i “giochi” europei da vicino – che proprio Giorgia Meloni è stata in Italia l’unica oppositrice di Draghi. Idem per Letta: anche se il rapporto personale tra i due era cordiale – entrambi scherzavano su “Sandra e Raimondo della politica italiana” – suonerebbe abbastanza beffardo il ripescaggio dell’ex premier duramente sconfitto alle elezioni politiche al punto di mollare il Pd, di cui era diventato segretario nazionale senza congresso, senza primarie. E ora ritorna?

 

 

È probabilmente impossibile far ingoiare il rospo alla Meloni, anche se nessuno dimentica che cosa fu capace di decidere Borrell, l’ormai ex alto rappresentante della politica estera della Ue che scelse e mandò in missione nel Golfo Persico l’incredulo Luigi Di Maio. Anche lui, contro la volontà del governo italiano.

Se la previsione di un incarico a Letta sia fondata o meno lo si vedrà nei prossimi giorni. Ma nessuno potrà pretendere di caricare una nomina del genere sull’Italia, magari pure affidando al nostro paese un commissario con minori responsabilità nel governo della Ue. Semmai, dovrà accadere esattamente il contrario, se il rispetto della volontà del popolo sovrano – e non solo quello italiano – ha ancora un senso compiuto nei palazzi di Bruxelles. È vero che l’ideona Letta è lanciata da Repubblica, ma non tutto è tollerabile, sia pure in una politica fatta di manovre come quella europea.

Ieri sera la premier è intervenuta alla cena organizzata dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nell’ambito della 91/a sessione plenaria del G30 ospitata da ieri da Palazzo Koch e non si esclude che abbia affrontato l’argomento Ue.

 

 

Dal canto suo Letta fa parlare la sua portavoce. L’ex premier ha deciso di non candidarsi per la guida del prestigioso istituto Sciences Po anche se, ha spiegato la sua portavoce, non c’è alcun nesso con la corsa ai vertici Ue o con un eventuale incarico che Letta potrebbe avere come inviato dell’Unione.

I socialisti europei – se proprio vogliono il presidente del consiglio della Ue- scelgano un altro dei loro compari. Per l’Italia ci sono nomi in grado di fare molto meglio il loro dovere. Si parla di Raffaele Fitto come di Antonio Tajani. E se dovesse servire una donna, ancorchè tecnica di valore, non sfigurerebbe certo Elisabetta Belloni, col suo curriculum che pochi possono vantare. Giorgia Meloni ha buone carte da spendere. Ma tutto si può fare tranne che provarci a fregare il nostro governo per una partita della durata di cinque anni.

Ogni altra ipotesi, fino all’infischiarsene totalmente dell’ondata di destra che si è registrata in Europa, non farebbe altro che incentivare quel non voto che è stato l’altro elemento su cui invitare i riflettere i governi europei. Ma se pensano a provocazioni del genere vuol dire che non hanno compreso la lezione popolare. Tanto più che si prepara a votare per le elezioni politiche anticipate quella Francia che potrebbe registrare il dato elettorale più clamoroso con il trionfo di Marine Le Pen. E quei signori di palazzo ancora giocano... 

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