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Ue, gli eurodeputati rossi danno lezioni di stile

Alessandro Gonzato
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È il ballo dei ributtanti. Niente Opera di Vienna. Si danza a Bruxelles, rue Wiertz 60. Il palazzo è quello del parlamento europeo. Donne in lungo, e la Sinistra Italiana veste la tenda a fiori di Ilaria Salis, la quale (la Salis, non la tenda) prima di registrarsi aveva già occupato – legalmente – il suo ufficio da 16mila euro al mese. La sinistra tedesca invece sfodera Carola Rackete, la capitana-speronatrice delle motovedette della Guardia di Finanza, vestaglia rossa, elegantissime calze di spugna abbinate a scarpe da corsa. Ricorda il ragionier Ugo che gioca a tennis con Filini. Voce fuori campo: “Abbigliamento di Fantozzi: maglietta della Gil, mutanda ascellare aperta sul davanti e chiusa pietosamente con uno da balia; grosso racchettone 1912, elegante visiera con la scritta Casino Municipale di Saint Vincent”. Gli uomini, in posa tra le due dame, sono Domenico Lucano, che nulla può in mezzo a cotanta raffinatezza, e dire che Mimmo sindaco di Riace potrebbe dire la sua con quella sua maglietta (non fina) color salmone (le scarpe scimmiottano il modello Rackete); l’altro fusto, di cui non si riesce a risalire all’identità, è un ragazzone di colore il quale deve aver preso sul serio il primo giorno all’europarlamento, perché indossa addirittura un abito nero con camicia bianca. Da cacciare subito dal partito, qualunque sia, e se invece è un ospite, gli venga strappato il pass. C’è grande emozione per l’ingresso in società. Perfino troppa eccitazione nell’aria. Il neo dem Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, è costretto a darci dentro con l’aspersorio e ondeggia il turibolo. Ne nos inducat in tentationem: sed libera nos a Malo. Amen.

Al centro della festa, attesissimo, c’è il compagno di partito Sandro Ruotolo, che sfoggia il baffo delle migliori occasioni. I baffi di Salvador Dalì volgevano alla cattedrale di Burgos. Quelli di Ruotolo, folti e canuti, tendono a Elly Schlein di cui è stato fedele capo della comunicazione per un anno. Ricompensato. C’era una cosa che ci salvava nel mondo, ed era lo stile italiano. L’euro-sinistra l’ha raso al suolo: i compagni non si accontentano più di sparare a zero sul nostro Paese; è troppo poco dipingerlo come un covo di fascistacci. È il salto di qualità: ora, oltre che con le calunnie, i voti a favore del“green” talebano e tutto il resto, bisogna abbattere la nazione anche con l’abbigliamento. Andiamo avanti. Il riccioluto Brando Benifei (non è Marlon), riconfermato a palazzo, ha il sorriso Durban’s e sembra un paggetto. È raggiante, il Brando, il quale nel suo primo mandato si è distinto per aver dichiarato quanto segue: «Ci sono rumors abbastanza convincenti che Eva Kaili (socialista allora fresca d’arresto per il Qatargate, ndr) stesse passando al centrodestra». Risate fragorose nello studio de La7.

 

 

A Bruxelles, con Avs, è atterrato pure il “marziano” Ignazio Marino, ex sindaco di Roma che per l’occasione propone un completo blu a quadratoni con cravatta pare a pois marroni. Sotto una camicia ancora a quadretti, ma più piccoli, azzurra: sembra che l’armocromista della Schlein abbia avuto un colpo apoplettico. Nessun imbucato al grande evento, anche se per entrare nelle liste del Pd hanno sgomitato in tanti. Pina Picierno rischiava di finire in fondo alla lista per la fregola di Elly di inserire gente che col Pd c’entrava come il congiuntivo con Di Maio: «Il Pd non è l’Isola dei Famosi», aveva protestato la Picierno. Rivendicava il suo ruolo da vicepresidente (insieme ad altri 13) del parlamento Ue. Per festeggiare, scampato il pericolo, si è fatta anche lei un “selfone” in cui, in ordine sparso, spiccano l’ex governatore del Lazio Nicola Zingaretti, Raffaele Topo detto Lello e Giuseppe Lupo detto Giuseppe. Quasi tutti guardano giustamente l’obiettivo alla propria destra, mentre il Brando, Ruotolo e l’ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci puntano dritto, come nelle foto di classe dove ognuno butta lo sguardo a casaccio. “Vi presentiamo la nostra delegazione”, recita una grafica diffusa sui social dal gruppo del Pd. La nazionale democratica. E ne avesse di calibri alla Alessandro Zan, il povero Spalletti, che come centravanti di sfondamento deve accontentarsi dell’oriundo Retegui. Al gran ballo il grande assente è l’onorevole Soumahoro, l’ex pupillo di Bonelli e Fratoianni confinato al parlamento italiano. È un gran peccato: Aboubakar di diritto all’eleganza se ne intende.

 

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