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Fontana avverte Ursula Von der Leyen: "Cordone sanitario ingiusto, la situazione internazionale peggiorerà"

Fausto Carioti
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Il «cordone sanitario» steso dalla “maggioranza Ursula” attorno ai Patrioti (la famiglia europea di Viktor Orbán e della Lega) e ai Sovranisti non solo è ingiusto, ma fa male alla stessa Ue. Lo ha spiegato ieri il presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana, alla cerimonia del Ventaglio con la stampa parlamentare. Fontana, che è stato eurodeputato dal 2009 al 2018, ha illustrato con un esempio che lo riguarda come siano peggiorate le cose sotto questo aspetto.

«Sono stato nove anni nel parlamento Ue, ero vicepresidente della commissione Cultura ed eravamo con Nigel Farage, che era il più euroscettico nei palazzi di Bruxelles. All’epoca il cordone sanitario non c’era e il nostro gruppo era minoritario. E non si parlava neanche di populismo». Da allora, ha ricordato, «questa componente euroscettica è aumentata, tanto che ora i gruppi sono due e c’è anche l’Ecr, che prima era minimale. Questo significa che si può fare anche il cordone sanitario, ma tutte queste forze politiche che rappresentano milioni di persone qualcosa vorranno pur dire», come dimostra la loro forte crescita elettorale. E dunque, ha concluso il ragionamento, «si dovrebbe avviare un dialogo con queste forze», anziché provare ad isolarle nelle istituzioni.

 

 

 

Il presidente dell’aula di Montecitorio ha anche criticato il ricorso eccessivo ai decreti da parte del governo: «È evidente che ci sia un eccesso, ma è un problema ormai da molte legislature». Per questo ha inviato una lettera a Giorgia Meloni, «spiegandole le difficoltà e che sarebbe giusta e gradita una riduzione del ricorso alla decretazione d’urgenza, anche perché spesso vediamo che l’urgenza non ci sarebbe». Fontana auspica quindi «che ci possa essere un cambio» da parte del governo, «per rispettare il lavoro delle Camere».

 

 

 

La terza carica dello Stato è convinta, inoltre, che la situazione internazionale sia destinata a peggiorare. «Nei prossimi anni ci sarà un’instabilità maggiore. E dobbiamo riflettere su questo, perché ne va anche delle nostre abitudini e del nostro stile di vita». Ha ricordato che l’Italia e l’Europa hanno «vissuto per 75 anni sotto l’ombrello della Nato e se ci sarà un maggiore disimpegno degli Usa nell’area del Mediterraneo», ipotesi assai probabile in caso di vittoria di Donald Trump, «saranno i Paesi europei che dovranno farsi carico di mantenere la stabilità dell’area».

Prepararsi a questo, però, non vuol dire tornare alla leva obbligatoria (idea che inizia ad essere discussa in alcuni parlamenti europei, anche per le donne). «Temo che i nostri ragazzi faticherebbero a capire. Ma si possono trovare altre forme per prestare servizio al Paese», ad esempio tramite «esperienze di sei mesi o un anno per conoscere il proprio territorio, sviluppare capacità di protezione civile, di autodifesa e di primo soccorso». Anche senza la costrizione obbligatoria, però, Fontana avverte che le forze armate debbono essere «adeguate al momento che si sta attraversando. Se altri Paesi stanno pensando ad un rafforzamento, è evidente che dobbiamo porci anche noi il problema».

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