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Carlo Fidanza sulla nomina di Raffaele Fitto: "Avversari nervosi, il via libera una vittoria di Meloni"

di Fabio Rubini venerdì 22 novembre 2024

3' di lettura

Raffaele Fitto sarà uno dei prossimi vice presidenti esecutivi della Commissione europea. Un risultato raggiunto dopo aspre e complesse trattative. Per capire meglio cosa è accaduto e soprattutto per provare a leggere il futuro della Ue, abbiamo interpellato Carlo Fidanza, capodelegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles.

Onorevole Fidanza, alla fine Fitto ce l’ha fatta. Sarà commissario e vice presidente. Soddisfatto?
«È l’ennesima grande vittoria politica di Giorgia Meloni, che in barba ai titoloni e alle ricostruzioni dei media di sinistra, ha portato a casa un risultato importante per l’Italia. Oggi possiamo dire di essere sullo stesso piano di Francia e Spagna e mezzo gradino sotto la Germania che ha la presidenza con la von der Leyen. Il tutto senza tradire i valori di Fratelli d’Italia».

Si aspettava uno sbarramento così contro il rappresentante italiano?
«In realtà lo stallo sulle trattative si è verificato soprattutto per la posizione della spagnola Ribera, che in Spagna è nell’occhio del ciclone per la gestione dell’alluvione di Valencia. La lite su di lei ha portato all’escalation che ha sfiorato anche Fitto. A questo si deve poi aggiungere la paura della sinistra che questa Commissione potesse pendere sempre di più verso destra».

Ecco, a proposito di questo, chiariamo il posizionamento di Fdi. Non è che ora appoggerete Ursula?
«No, e questo è chiaro a tutti, soprattutto ai socialisti che hanno preteso di scriverlo nel documento della “maggioranza Ursula”. Abbiamo votato contro e confermo che restano politicamente delle criticità, come la stessa Ribera. Detto questo ovviamente voteremo “sì” al Collegio dei commissari perché include il nostro Fitto con un ruolo preminente».

Il gruppo di Ecr, i Conservatori, di cui Fdi fa parte, voterà compatto i Commissari?
«Ogni delegazione sceglierà cosa fare, anche in base ai posizionamenti nazionali. Non ci saranno strappi all’interno del gruppo per questa votazione».

Sulla vicenda-Fitto ci sono state molte polemiche. La stessa Meloni ha accusato di anti-italianità il Pd. Qual è il suo giudizio sul comportamento dei dem italiani a Bruxelles?
«Fino all’ultimo hanno avuto un atteggiamento ambiguo, nonostante le parole chiare e distensive del presidente Mattarella. Hanno dimostrato ancora una volta di tenere più agli equilibri della sinistra europea che all’interesse nazionale. Anche alla fine, ad accordo chiuso, i socialisti prima hanno votato per Fitto, ma subito dopo hanno preteso di allegare un documento nel quale si dice che Raffaele - e quindi l’Italia - non merita la vice presidenza esecutiva. Il tutto nel silenzio complice del Pd. Ci rendiamo conto dell’assurdità di questa posizione politica?».

In queste settimane la sinistra ha palesato un insolito nervosismo...
«Erano abituati al fatto che nella Commissione, in Aula e al Consiglio europeo, potevano dettare legge perché non c’era una maggioranza alternativa. Il voto, però, ha cambiato le carte in tavola. Nella Commissione ci sono molti commissari di centrodestra, l’Aula ha già dimostrato su singoli provvedimenti, di poter trovare equilibri diversi e il Consiglio europeo è formato da governi in gran parte guidati dal centrodestra...».

Possiamo dire che, a dispetto delle dichiarazioni di facciata, la prossima Commissione suonerà una musica diversa rispetto alla precedente?
«È il nostro auspicio. Già alla fine della scorsa legislatura erano emersi segnali di ripensamento. Il voto di giugno ha confermato che la storia sta andando nella direzione opposta rispetto ai desiderata della sinistra. Prima o poi dovranno rendersene conto anche loro. Si chiama democrazia».

Su cosa si potrebbe lavorare per rendere tangibile questo cambiamento di rotta?
«I temi più importanti e urgenti sono quelli dell’immigrazione e del green. Sarà meno complesso trovare intese trasversali, ad esempio, su una maggiore protezione delle frontiere o sul dire “no” a una transizione green da fare con “l’elettrico tutto e subito” consegnando l’Europa alla Cina. Attenzione, però, sappiamo che non sarà tutto rose e fiori e che non solo la sinistra, ma anche l’apparato dei burocrati europei, proverà ad agire in continuità con la loro agenda, anche se è stata bocciata dai cittadini. Saranno cinque anni di battaglie politiche a cui l’Italia si presenta forte e solida...». 

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