Editelo definitivamente. Le frontiere non esistono, da noi può arrivare chiunque voglia e pazienza per quello che succede. Questa è l’Europa che davvero si fatica a comprendere. La notizia di ieri ce l’hanno scodellata via comunicato e guarda caso riguarda l’immigrazione. Parola d’ordine mettere i bastoni tra le ruote agli Stati nelle politiche migratorie.
Se nove paesi, anche con governi di sx (tipo Danimarca e Polonia) chiedono di poter espellere i clandestini e difendere le frontiere, subito scatta la protesta... Ve li dovete tenere, ci intimano. Il monito arriva dal Consiglio d’Europa, che difende chi non è attaccato. Ma tanto che ci fa? Basta dire che ci sono cattivoni antidemocratici che pretendono di essere quelli che decidono le proprie politiche in casa loro.
E così ecco la nota: «In una società governata dallo stato di diritto, nessuna magistratura dovrebbe subire pressioni politiche. Le istituzioni che tutelano i diritti fondamentali non possono piegarsi ai cicli politici. Se lo facessero, rischieremmo di erodere la stessa stabilità per cui sono state create.
La Corte non deve essere strumentalizzata, né contro i governi, né da essi». Lo si legge in un passaggio della risposta di Alain Berset segretario generale del Consiglio d’Europa alla lettera congiunta del 22 marzo 2025 dove, su iniziativa di Danimarca e Italia, nove Stati membri del Consiglio d’Europa, tra cui Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, hanno chiesto un «dialogo nuovo e aperto» sul modo in cui la Corte europea dei diritti dell’uomo interpreta la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Ora c’è anche mister Berset a difendere le scelleratezze europee sul tema. Ma mica finisce qui, perché il segretario del Consiglio d’Europa si spinge anche oltre nella sua dissertazione: «La loro preoccupazione riguarda le sentenze in materia di immigrazione. Si tratta di sfide complesse e le democrazie devono sempre rimanere aperte alla riflessione attraverso le opportune vie istituzionali. Ma la chiarezza è essenziale». Il capolavoro raggiunge il suo apice qui: «La Corte europea dei diritti dell’uomo non è un organo esterno. È il braccio giuridico del Consiglio d’Europa, creato dai nostri Stati membri, istituito per scelta sovrana e vincolato da una Convenzione che tutti i 46 membri hanno liberamente firmato e ratificato. Esiste per proteggere i diritti e i valori che i 46 membri si sono impegnati a difendere. Il nostro fondamento è la difesa dell’indipendenza e dell’imparzialità della Corte. Il dibattito è sano, ma la politicizzazione della Corte non lo è».
Ecco perché si diventa matti a leggere certa roba. Braccio giuridico o armato contro i governi? Quella di Berset si trasforma in una predica contro chi vuole decidere nel nome della democrazia e del consenso che ha ricevuto dal proprio popolo: «La Convenzione celebra il suo 75° anniversario. La Corte ha dato vita ai suoi principi, guidando gli Stati europei attraverso minacce all’indipendenza della magistratura, disordini politici e persino guerre. In ogni caso, ha svolto un ruolo di bussola costante, sostenendo lo stato di diritto e tutelando i diritti individuali all’interno del sistema di pesi e contrappesi che i nostri Stati hanno scelto di costruire insieme. Questo non dovrebbe mai essere indebolito». Parole che provocano solo raccapriccio, perché si pretende di ledere il diritto delle democrazia a stabilire le proprie politiche.
Ma è questa l’Europa che sognammo?