Le nuove tasse che l’Unione Europea starebbe pensando di mettere sul tabacco, ma non solo, rischiano di mettere ancora più a rischio il già precario equilibrio sul quale si regge la Commissione europea. Ovviamente non tutti e 27 i Paesi membri sono d’accordo con la strategia del Commissario Piotr Serafin - l’eminenza grigia dietro il provvedimento che verrà discusso da mercoledì in Commissione-, anzi il fronte degli scettici, per non dire dei contrari, si fa di giorno in giorno sempre più ampio.
Di esso fanno parte sicuramente la Svezia, che ha già espresso ufficialmente il suo disappunto attraverso il suo ministro delle Finanze Elisabeth Svantesson, che ha definito l’ipotesi di nuova direttiva: «Totalmente inaccettabile per il nostro governo». E una contrarietà di massima è già stata espressa da Grecia, Romania, Bulgaria e naturalmente Italia. Ma anche Germania e Francia non sarebbero entusiaste.
A dare fastidio ai governi è essenzialmente il meccanismo da “oltre il danno la beffa” contenuto nel provvedimento. Sì, perché oltre al danno per i cittadini europei che si vedrebbero imporre una nuova tassa, c’è la beffa per i governi che non avrebbero alcun vantaggio, visto che l’intero gettito previsto - circa 15 miliardi all’anno - finirebbe dritto nelle casse di Bruxelles, lasciando a secco i governi nazionali. Anzi, il rischio evidenziato da molti studi è quello che un aumento del prezzo del tabacco rinvigorirebbe il mercato nero, che già oggi vale, solo nel nostro Paese, qualcosa come 1,1 miliardi l’anno. Cifra pari al 5% del valore commerciale del settore.
A livello politico il centrodestra, seppur con sfumature differenti è compatto nel bocciare il provvedimento. La Lega anche ieri è uscita con una nota che stigmatizza il comportamento della Commissione: «Ancora una volta paghiamo il prezzo di un’Europa a trazione tedesca. La von der Leyen azzeri l’eccesso di buro crazia Ue che è il vero dazio che pagano le nostre imprese, come dimostrano i danni dell’ideologia del green deal. Le follie di Bruxelles - chiude la nota del partito di Matteo Salvini - hanno danneggiato imprese e famiglie europee».
Stessa posizione per Fratelli d’Italia, che vede nel provvedimento «una legge pro bilancio della Ue. Nulla di più». E Forza Italia? Pur facendo parte della maggioranza in quota Partito Popolare europeo, gli azzurri hanno nel Dna un’avversione all’imposizione di nuove tasse. A questo punto bisognerà capire se e quanto la posizione degli eurodeputati italiani saprà influenzare il resto del partito in Europa.
Chi tace, e sembra godere, è invece la sinistra. Da Schlein a Fratoinanni, passando per Conte e Bonelli, hanno deciso di partire lancia in resta contro i paventati dazi di Trump. Un bel paravento per non fiatare sulle nuove tasse che l’Europa vorrebbe imporre e sull quali non hanno speso nemmeno un monosillabo.
Del resto la tradizione del Campo Largo è nota: più tasse da far pagare e poi più bonus da elargire in maniera scientifica per arruffianarsi il consenso elettorale. È stato così con il reddito di cittadinanza e con i bonus più strampalati, dai banchi a rotelle ai monopattini.
Ad opporsi alla nuova tassazione non c’è solo una parte della politica, ma anche l’Unione italiana tabaccai. «Si tratta di una proposta scellerata, che rischia di mettere in ginocchio migliaia di tabaccai italiani. Quella prospettata è una misure che non tiene conto delle già insormontabili difficoltà operative delle rivendite italiane- spiega il presidente Uit Pasquale Genovese- né del crollo dell’economia del settore in molte aree del Pese». Infine Genovese mette l’accento sul pericolo «di un vero e proprio boom del contrabbando e la perdita di gettito fiscale per lo Stato» e poi ha invitato i colleghi Mario Antonelli (Federazione italiana tabaccai) e Gianfranco Labib (Assotabaccai) ad unirsi in un’azione congiunta e tempestiva presso le autorità competenti.