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Ilaria Salis, ecco perché deve farsi processare

di Daniele Capezzonesabato 20 settembre 2025
Ilaria Salis, ecco perché deve farsi processare

(Ansa)

3' di lettura

Lasciamo da parte i pasdaran, i piromani, gli appassionati delle risse sui social. Non ha fatto male, ma ha fatto malissimo il portavoce di Viktor Orban a inviare a Ilaria Salis, provocatoriamente, le coordinate di un carcere ungherese. E, dall’altro lato della barricata, non ha fatto male, ma ha fatto malissimo Roberto Salis, il padre di Ilaria, a rispondere pubblicando su X le coordinate di Piazzale Loreto.

Agendo così, papà Salis si candida più al ruolo di aggravante che a quello di avvocato difensore aggiunto della figlia. E allora, tenendoci alla larga da queste intemperanze controproducenti, è il caso di rimettere in fila alcune elementari nozioni liberali, alla vigilia della riunione di martedì della Commissione Affari legali del Parlamento europeo, che potrebbe essere seguita, il 7 ottobre, dal voto della plenaria sul tema della revoca o meno dell’immunità dell’onorevole di Avs.

Circa un anno fa, da queste colonne, avevo ricordato la scelta di un grande italiano, Enzo Tortora. Era un uomo innocente, una chiara vittima della giustizia. Ma, una volta eletto all’Europarlamento con Marco Pannella, sia in Commissione sia in Aula fu il primo a chiedere che l’autorizzazione a procedere contro di lui fosse concessa, affinché potesse sottoporsi al processo.

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Chiese solo - ragionevolmente  -di poter rimanere libero in attesa del giudizio, ma arrivò al punto di minacciare le sue dimissioni nel caso in cui, riconoscendogli immunità totale, i suoi colleghi lo avessero salvato dal giudizio di un tribunale del quale aveva peraltro ogni motivo per diffidare.

Ilaria Salis, a nostro avviso, dovrebbe fare la stessa cosa, anziché andare in cerca qua e là di voti per blindarsi dietro lo scudo parlamentare. Ci mancherebbe: anche per lei deve valere il sacro principio della presunzione di innocenza, nonostante la sua notoria vicinanza a gruppi di estrema sinistra dediti agli scontri in giro per l’Europa con estremisti della parte avversa. Come i lettori sanno, la Salis è per questo oggetto di gravissime e pesanti accuse a Budapest, per le quali – lo ripetiamo ancora – va considerata innocente fino a sentenza definiti va.

Non solo: nulla può giustificare le immagini - che Libero a suo tempo criticò senza riserve, dando volentieri la parola anche a suo padre - di una cittadina italiana, trascinata in catene in tribunale. Scena sgradevolissima e ingiustificabile, che valse alla Salis la solidarietà di tutta Italia, noi inclusi.

Altro conto è però quello che è successo dopo. La candidatura della signora Ilaria alle Europee non nacque – né fu presentata in questi termini – per sottrarla definitivamente a un processo. Ma come?

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Lei stessa e i suoi compagni progressisti hanno martellato per anni gli avversari politici con lo slogan secondo cui occorre “difendersi nel processo” e non “dal processo”, e poi, invece, quando la cosa li tocca personalmente, cercano la gherminella per impedire che si arrivi a sentenza?

E allora ecco la via liberale, la via maestra da seguire. Ilaria Salis ha diritto a un processo che sia giusto: ma quel processo si deve fare. Occorrerà vigilare (e noi stessi ci riteniamo impegnati a farlo) affinché a Budapest i suoi diritti di difesa siano garantiti, affinché l’accusa faccia la sua parte nel rispetto delle regole, e affinché il giudice sia terzo. Ma la Salis non ha alcun diritto a svignarsela e a farla franca.

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