Cosa accomuna Ursula von der Leyen e Epaminonda? Tra gli appassionati di storia vanno di moda i paradossi temporali. È il caso di un giochino che rimbalza sui social, ovvero “avete pensato che l’epoca della regina Cleopatra è più vicina a quella degli iPhone piuttosto che alla costruzione delle Piramidi?”. Ed è un discorso che vale anche per altre misure. Per esempio, agli occhi di un cittadino della nostra epoca, alcune delle battaglie più famose della storia rischierebbero di sembrare delle scaramucce.
Ad Hastings i cavalieri normanni che hanno cambiato la storia dell’Inghilterra erano poche migliaia. Cinquemila erano gli assedianti di Orleans, praticamente un singolo settore dello stadio di San Siro, messi in fuga da Giovanna d’Arco. A Tenochtitlán Hernán Cortès guidava un migliaio di soldati. E così via. Pochi ma determinanti, come è il caso delle poleis greche. Premessa: la demografia classica è ovviamente una scienza tutt’altro che esatta, per evidenti ragioni. Sicuramente non bastano come fonti i celebri storici greci, i quali tendevano a dare dimensioni di cittadinanze e eserciti senza senso, spesso a seconda delle convenienze (il milione di persiani di Erodoto). Fatto sta che è probabile che le città dell’Ellade somigliassero un po’ al villaggio di Asterix rispetto alle potenze che si sarebbero costituite nei secoli successivi, ovvero ai regni ellenistici e ovviamente a Roma. Ma a determinare l’irrilevanza non erano solo i numeri: in fin dei conti sembra che la Grecia di Pericle fosse una delle regioni più densamente popolate dell’area, di cui è superfluo segnalare l’importanza soprattutto per quanto riguarda l’influenza culturale. Il problema è diverso.
Partiamo quindi a una famosa citazione di Aristotele, che così dava le dimensioni di una buona democrazia: il corpo di una città-stato, non dovrebbe essere troppo numeroso, ma tale che un «araldo senza gridare» possa farsi udire dall’intera assemblea. È il caso di Tebe, che ha dominato la Grecia con una popolazione di 10mila abitanti circa. Atene ne aveva forse 40mila, come la Cantù di oggi. Sparta contava su alcune migliaia di cittadini-soldato (per quanto terribili, pochini). Argo, Corinto, nessuna superava gli abitanti di un piccolo borgo.
Al di là della cultura e dei numeri, la Grecia classica in realtà ha raggiunto una certa rilevanza militare anche sulla terra con un modo di combattere nuovo, la falange oplitica, che è diretta emanazione della sua società urbana. L’oplita non esiste senza il suo scudo, particolarmente costoso, che gli permette di stare in formazione e diventare letale. Quando l’introduzione della falange macedone - con le lunghe aste - rende obsoleto il modo di combattere classico e porta alla formazione di eserciti diversi, non più di uomini “liberi” ma di normali soldati, finisce tutto. I greci sono ancora “tanti”, ma sono comunque irrilevanti e in un certo senso vecchi. E qui nasce il parallelo con i giorni nostri. Ieri in Florida - non in Europa un leader americano ha discusso con Zelensky del futuro dell’Ucraina e quindi del nostro continente. Bruxelles viene invitata (atto di cortesia?) al telefono, perché l’Ue conta sempre meno. E non certo per dimensioni. La popolazione dell’Unione è nettamente superiore a quella degli Usa (cento milioni di abitanti in più). Il peso economico, ovvero il Pil nominale aggregato, è pari a quello della Cina. E riguardo agli eserciti... vale il problema delle città-stato greche. Siamo tanti, ma siamo “vecchi” e frammentati.