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Renato Farina: la Polonia si evira, entrerà nell'euro

di Eliana Giusto domenica 14 gennaio 2018

4' di lettura

C'è un Paese che va fortissimo, in Europa. Non è mai stato neppure un mese in recessione, mentre da noi calava l' occupazione, lì cresceva. Come mai? Una delle ragioni, e non l' ultima, è che, pur stando nell' Unione Europea, non se n' è fatto comandare. È la Polonia. In questi anni ha preferito obbedire allo spirito polacco, e ha fatto finta che Bruxelles, con i suoi diktat, non esistesse. Ha succhiato la mammella europea, ovvio. Ma lo ha fatto benissimo: a differenza del nostro Sud, non ha rovesciato il secchio del latte. I sussidi li ha adoperati per svezzarsi al meglio, e dopo decenni di malnutrizione comunista ha messo i muscoli, e la sua moneta, lo zloty, è robusta e duttile, obbedisce agli interessi dell' economia locale, e funziona. Crescita del pil al 4,4 per cento. Ha riassorbito i propri migranti, e richiama lavoratori dalla Bielorussia e un milione di profughi (cristiani) dall' Ucraina. Leggi anche: Farina, la lezione brutale ai politici italiani Ora che sta succedendo? L' Europa vuole risucchiare la Polonia, riconsegnarla al ruolo originario per cui - con la spinta decisiva di Romano Prodi - fu inclusa nell' Unione europea: essere un satellite dell' asse franco-tedesco, di più: un mercato periferico della Germania.  La Polonia ha 39 milioni di abitanti. Ha una cultura nazionale formidabile. E si è fatta capofila degli Stati dell' Est che non accettano di essere i parenti poveri e servili di Berlino e di Parigi. E neppure vogliono fare la fine della disgraziata Grecia, cui le banche galliche e crucche hanno succhiato il midollo delle ossa. Varsavia ha colto l' attimo, e da potenza regionale, ha raccolto intorno a sé Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia costituendo il gruppo di Visegrad, che gli ambienti progressisti hanno subito ribattezzato il «cuore di tenebra» dell' Europa, mentre quello luminoso starebbe a Bruxelles. Ora questo gruppo ha un sostenitore esterno: l' Austria di Kurz. Ecco che allora l' Europa cerca di smontare il gruppo. Punta sulla Polonia, con cui usa carota e bastone. Prima il bastone però. La Polonia, guidata dal partito cosiddetto populista "Libertà e Giustizia" di Jaroslaw Kaczynski, ha cercato di mettere al riparo la politica da un eccesso di potere della magistratura, adottando circa il regime francese, con i pm controllati dal ministero. Guai. In coincidenza con la formazione di un governo a Vienna con la presenza del partito che fu di Haider, l' Europa, per usare un' espressione del Sole 24 ore, ha fatto scattare «l' opzione nucleare» contro Varsavia. Per la prima volta nella sua storia, la Commissione europea ha deciso di dichiarare «il tradimento dei valori fondamentali dell' Unione Europea» da parte della Polonia, con una procedura che può portare alla sospensione dei diritti di voto. Insomma: il trattamento che il Senato ha riservato a Berlusconi, trasferito contro uno Stato intero. Una minaccia formidabile, una mossa preventiva di dissuasione atomica che equivale anche a un altolà all' Austria. Bruxelles (cioè Germania e Francia, con in coda Olanda e Lussemburgo) ha scelto di dislocare i cavalli di Frisia sulla rotta tra Vienna e Visegrad, minando il naturale asse tra Polonia e Austria (20 dicembre). I polacchi abituati a opporsi alla pistola puntata alla tempia da Breznev con i suoi carri armati sui confini hanno però rinculato dinanzi al bastone dei padroni del vapore. Non era bastata la sostituzione della premier Beata Szydlo, che aveva il torto di rimuovere teatralmente la bandiera europea durante le sue conferenze stampa, con l' ex banchiere di successo ed economista Mateusz Morawiecki. Egli a sua volta ha cambiato i ministri degli esteri, della difesa e dell' ambiente. E si è recato a Bruxelles con intenti conciliatori. Ed ecco che è arrivata la carota, dopo il bastone. Sul Sole 24 Ore, un analista assai importante, Witold Orlowski, espressione degli intendimenti delle grandi banche mondiali e chief economic advisor di PwC in Polonia, ha comunicato di aver proposto, in una lettera indirizzata al neo-premier Morawiecki, firmata con la crème degli economisti polacchi, di intraprendere il cammino di adesione all' euro. Ovvio che questo sia il pensiero dei poteri forti che hanno in pugno l' Europa, e temono che l' Est si apra alle lusinghe russe. Insomma: propongono di legare il cane polacco alla loro catena, garantendo sul fatto che sarà d' oro, e ci sarà pappa per tutti. Se non accetta questa strada? Guerra economica, ovvio, mascherata da guerra morale, sui diritti negati agli islamici, sul torto fatto all' indipendenza della magistratura eccetera. Resisteranno i polacchi? Siccome Morawiecki non è cretino, sa benissimo che ci sarà sì la catena, ma non sarà neppure d' oro. Se l' oca entra nel recinto avrà ancora e per un po' abbondante becchime, finché sarà spennata e cucinata con le mele e magari lo zenzero. Si farà comprare come Esaù per una pentola di lenticchie? Oddio no. Speriamo di no. (P.S. Non abbiamo nominato l' Italia di Gentiloni. Ieri ha incontrato a Roma il presidente Macron. Micron & Macron). di Renato Farina

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