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Passera leader del centrodestra. Ecco cosa dicono i sondaggisti

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 17 agosto 2014

3' di lettura

La sintesi la fa Maurizio Pessato, amministratore delegato di Swg: «Nel breve-medio periodo, Corrado Passera può avere uno spazio elettorale nel centrodestra solo in alleanza con Silvio Berlusconi. Se, viceversa, pensa di farcela da solo, per lui la partita si fa dura. Almeno allo stato attuale, con un Cavaliere che tiene». L’istituto demoscopico triestino, insieme a quello di Nicola Piepoli, è stato tra i pochi a testare l’appeal elettorale dell’ex ministro dello Sviluppo economico. «Abbiamo iniziato a valutare la conoscenza di Passera, un anno e mezzo dopo la fine della sua esperienza da ministro, presso gli elettori». E il risultato, dal punto di vista del leader di Italia Unica, che su Libero di Ferragosto ha lanciato la sua candidatura alla leadership del centrodestra, è incoraggiante: «Il suo indice di notorietà è al 50%, una buona base di partenza. Per quanto riguarda le intenzioni di voto di Italia Unica, invece, è troppo presto per realizzare una ricerca». Un test simile l’ha realizzato, a fine luglio, Piepoli per il suo omonimo istituto demoscopico. «Abbiamo chiesto quale fosse l’atteggiamento degli elettori di fronte alla sua proposta di un piano shock per l’economia da 400 miliardi di euro». Il risultato non è stato entusiasmante: «La risposta è stata: essendo stato uomo di governo, quel piano avrebbe potuto presentarlo allora». Insomma, giudizio sospeso: «Gli elettori hanno riscontrato una distanza tra il comportamento invocato ora da Passera e quello da lui prodotto all’esecutivo. Hanno un atteggiamento prudente». Ma per il fondatore di Italia Unica, aggiunge Piepoli, il terreno da arare c’è: «La sua idea è percepita come giusta dagli elettori. Del resto sono oltre il 70% quelli che desiderano maggiore ricchezza, mentre sono solo l’8% coloro che considerano una priorità la riforma del Senato». Se son rose fioriranno, dunque: «Passera il profilo giusto, da civil servant, ce l’ha. Ma il punto è un altro: può essere lui il leader futuro del centrodestra? Questo è da vedere». Giovanni Orsina, professore di storia contemporanea alla Luiss, è scettico: «In teoria, lo spazio politico a disposizione di Passera è ampio. In pratica è strettissimo». E Orsina, autore di un saggio di successo sul «Berlusconismo nella storia d’Italia», spiega perché: «È vero che, flussi elettorali alla mano, esiste una fetta di elettorato di centrodestra potenzialmente disponibile, da ricercare in quei voti in libera uscita dal 2008 ad oggi. Si tratta, tuttavia, di voti che finora nessuno è riuscito a incassare: né Mario Monti con Scelta civica, né Angelino Alfano con il Nuovo centrodestra». E questo significa, nota Orsina, che nel centrodestra «l’unico che dà le carte, colui con il quale tutti i potenziali competitor nella coalizione devono relazionarsi, resta Berlusconi. Il blocco maggiore dell’elettorato di centrodestra è rimasto con lui». Il guaio, per Passera, è che questo quadro nel breve periodo non sembra destinato a mutare. «Paradossalmente, Berlusconi si sta rinforzando. L’assoluzione sul caso Ruby lo ha rivitalizzato e l’asse con Matteo Renzi, che già gli fornisce centralità e visibilità politica, in autunno potrebbe ulteriormente rinsaldarsi se la crisi economica obbligasse il premier a cercare la collaborazione di Forza Italia». E per Passera non sarebbero buone notizie: «Fermo restando la necessità di ripensare il centrodestra, spingendo sul rinnovamento per recuperare i voti perduti, rispetto al progetto dell’ex ministro sono molto pessimista. Con Berlusconi in campo, “bucare” lo spazio di centrodestra, farsi vedere anche, non dico per sostituire il Cav, ma anche solo per affiancarlo, mi pare molto difficile se non impossibile». Più tranchant Luigi Crespi, di Datamedia comunicazione: «Passera confonde i processi democratici con le Opa in Borsa». Per l’analista, «l’elettorato di centrodestra non può essere trasferito da un leader all’altro come un pacchetto azionario. E non c’è un solo motivo che possa spingere chi voti Berlusconi a votare Passera. I partiti non si fanno in laboratorio, i partiti sono comunità». E l’ex ministro, si chiede Crespi, «di quale comunità di centrodestra fa parte? Quali relazioni ha avuto con queste comunità?». Cammino in salita per il leader di Italia Unica, dunque: «Su Passera grava il peso di una narrazione personale che non lo rende credibile agli occhi di un elettore di centrodestra». Senza contare, aggiunge Crespi, che manca l’elemento emozionale: «Passera non possiede le caratteristiche tipiche della leadership carismatica, ma, semmai, di quella tecnica». Al punto, provoca l’esponente di Datamedia comunicazione ricordando l’exploit del Pd alle Europee (40,8%) di maggio, che «è più facile che i voti di Berlusconi vadano a Renzi che non a Passera». Conclusione: «La suggestione elettorale dell’ex ministro di Monti non ha peso».

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