Parchi eolici in Basilicata mettono il paesaggio a rischio, la denuncia dell'Inu

Dalle colline ai vigneti del Vulture a Matera
domenica 16 giugno 2013
Parchi eolici in Basilicata mettono il paesaggio a rischio, la denuncia dell'Inu
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Potenza, 12 giu. - (Adnkronos) - L'Istituto Nazionale di Urbanistica lancia l'allarme per un progetto, recentemente autorizzato dalla Giunta regionale della Basilicata, che riguarda una serie di parchi eolici che metterebbero a rischio il paesaggio lucano. La denuncia è contenuta in una lettera aperta inviata dall'Inu al Consiglio regionale, secondo la quale praticamente tutti i crinali del territorio regionale potrebbero essere occupati da selve di pali eolici, dall'altezza media equivalente a quella di un palazzo di cinquanta piani. Si tratterebbe - spiega l'Inu - della compromissione di aree ad alto valore paesaggistico, come le colline a vigneti del Vulture, le valli del Bradano, del Basento-Cavone, dell'Agri-Sauro, del Sinni. I pali eolici andrebbero a deturpare persino il sito di Matera, dichiarato dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità. "E' evidente che si tratta di un'operazione miope e sciagurata - fanno sapere gli urbanisti - contro cui la sezione Basilicata dell'Istituto Nazionale di Urbanistica vuole richiamare l'attenzione dei consiglieri regionali e mobilitare le associazioni e la società civile. E' un'operazione frutto avvelenato di una politica che non ha stabilito regole di valutazione delle trasformazioni territoriali e che ha consentito l'approvazione di un Piano Energetico Regionale che non tutela il paesaggio, visto che rinvia l'individuazione dei crinali di valore elevato ma nel frattempo autorizza l'indiscriminata occupazione del territorio". L'Inu Basilicata chiede al Consiglio regionale che prima del suo scioglimento aggiorni il Piano Energetico sulle base dei criteri nazionali, in maniera da individuare le aree non idonee per l'installazione dei parchi eolici. In parallelo il medesimo aggiornamento dovrà ridurre la quota di energia assegnata all'eolico trasferendola per quanto possibile al fotovoltaico, da integrare nelle architetture e collocare nelle sterminate aree industriali dismesse della regione. Quindi non una generica moratoria ma un adeguato, severo ed illuminato aggiornamento dei criteri di gestione del territorio lucano ai fini della produzione di energia da fonti rinnovabili.