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Pd, la vendetta di Renzi sulla Finocchiaro: dalle banane al "miserabile", storia di liti e veleni

Il neosegretario ha escluso la senatrice, dalemiana di ferro, dalla direzione del partito e dalla disputa sulla legge elettorale, spostata alla Camera. Logico, dopo mesi di guerra...
di Giulio Bucchi domenica 22 dicembre 2013

Anna Finocchiaro, prima firmataria del ddl

2' di lettura

Magari Anna Finocchiaro cercherà di vedere il bicchiere mezzo pieno. Con la discussione sulla riforma elettorale spostata alla Camera, e senza più un posto nella Direzione nazionale del Pd, la senatrice democratica avrà più tempo per sbrigare le sue cose. Per esempio, andare al supermercato con calma, senza chiedere agli uomini della sua scorta di scegliere le banane, portarle le borse della spesa o il carrello della spesa per fare prima. Tutto merito, diciamo così, del neosegretario Matteo Renzi, che in nome del ricambio generazionale, della rottamazione e di un certo malanimo nei confronti di Massimo D'Alema ha pensato bene di esautorare anche lei, l'ex magistrato e ministro Finocchiaro, che di Baffino è sodale storica. E che grazie a Baffino ha raggiunto posizioni di potere straordinario, sia nelle istituzioni sia nel partito.  Deputata (con il Pci) dal 1987 (poi Pds), senatrice dal 2006 con l'Ulivo (capogruppo, anche dal 2008 con il Pd), ministro per le Pari opportunità nel 1996, a lungo in predicato per un ruolo storico e prestigioso al Quirinale (fregata nel 2006 da Giorgio Napolitano, e come ricorda Fabrizio Roncone sul Corriere della Sera non l'ha mai presa bene: "Un uomo con il mio curriculum sarebbe già stato nominato Presidente della Repubblica da tempo"). Doveva essere lei la prima leader del neonato Pd, ma Walter Veltroni si prese tutto. Logico che la scure di Renzi si abbatta anche su di lei, esponente di primo piano di quella nomenklatura che ha tentato in ogni modo di ostacolare l'ascesa del sindaco di Firenze. E il rottamatore non la tratta coi guanti, anzi. Intorno a Pasqua 2013, in piena bagarre per il toto-Quirinale, così Renzi stronca la sua candidatura: "Mi spiace, ma non può diventare Presidente chi ha usato la sua scorta come carrello umano per fare la spesa da Ikea". Volano parole grosse, la senatrice siciliana non abbozza: "Sei un miserabile!". Vendetta servita fredda. Una volta diventato segretario, come detto, Renzi la fa fuori dalla direzione del partito e, di fatto, diminuisce l'impatto della Finocchiaro sulla riforma elettorale. La senatrice, presidente della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, è tagliata fuori. La partita si gioca altrove, alla Camera e magari fuori dal Parlamento, tra Renzi, Grillo e il decaduto Berlusconi. Fuori dal Parlamento, dove rischia di finire anche la volitiva Anna, tra qualche mese. 

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