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Berlusconi: sì a governo di larghe intese, no a quello tecnico

di Lucia Esposito domenica 31 marzo 2013

2' di lettura

E' durato un'ora l'incontro tra Silvio Berlusconi, Roberto Maroni e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. "Siamo favorevoli a un governo di larghe intese con Lega, Pd e Monti. Siamo disponibili a che il Pd avanzi una sua candidatura. Ci va bene la candidatura di Bersani, come ci vanno bene altre possibili candidature'', ha detto Berlusconi al termine dell'incontro spiegando di non avere alcuna intenzione di sostenere un governo tecnico. "L'alternativa è il voto", ha detto senza lasciare spazio ai dubbi. La strategia del Cavaliere è chiara: la proposta di un esecutivo politico con il Pd, addirittura con Bersani premier, nasconde un trappolone. Ai democratici Palazzo Chigi, al centrodestra il Quirinale. Senza contare il fatto che Bersani, in questi giorni, ha sempre ribadito il suo no a governissimi "ingessati" dalle posizioni divergenti di Pd e Pdl su troppi punti cruciali. La mossa a tenaglia di Berlusconi è sostenuta anche dagli ultimi sondaggi finiti in mano al leader del Pdl: se si tornasse alle urne oggi gli azzurri, secondo Swg, sarebbero il primo partito scalzando i 5 Stelle di Beppe Grillo. Oltre tutto, Berlusconi avrebbe pronta anche una carta a sorpresa: il ritorno a Forza Italia. A questo punto Pierluigi Bersani è con le spalle al muro, quando alle 18 salirà al Colle, si troverà davanti Giorgio Napolitano (favorevole al governo di larghe intese) che gli farà notare che i numeri per governare ci sono se solo lui accettasse l'offerta.   Ciao ciao tecnici -  "La nostra posizione - ha spiegato Berlusconi - è soltanto quella che secondo noi esce dalle urne e si impone: un governo di larghe intese tra le forze responsabili e disponibili, ma un governo assolutamente politico vista anche l’esperienza direi tragica del governo dei tecnici. La politica è professionalità ed esperienza, oltre che buon senso".   Sulla stessa lunghezza d’onda Roberto Maroni, presente alla Vetrata assieme all’alleato: "Deve essere un governo politico. Siamo stati contro il governo Monti, figuratevi se arriva un altro governo di questo tipo: mille volte meglio le elezioni".   Bersani all'angolo - A questo punto Bersani dovrà dare una risposta e assumersi le sue responsabilità dell'empasse che si è venuto a creare. In  ogni caso è in un vicolo cieco: sia che accetta (si troverebbe contro una parte del partito contrario a quello che chiamano "incuicio" e a qualsiasi accordo con il Pdl) sia che rinunci (il "no" decreterebbe la sua morte politica). Dal suo canto ufficialmente Silvio Berlusconi, nella conferenza stampa, seguita alle consultazioni ha detto che col Colle non ha parlato di Quirinale, ma è credibile che siano in corso delle trattative per trovare una convergenza su un nome "moderato". Una condizione, questa, che il centrodestra ha posto come necessaria sin da quando il premier pre-incaricato ha cominciato le sue consultazioni ma su cui è stato sempre sordo. Adesso? La risposta arriverà a breve, quando alle 18 Bersani si troverà davanti al Presidente della Repubblica. 

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