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Grillo contro Casini: "Il Movimento 5 Stelle non prenderà i soldi dei rimborsi elettorali"

Il comico sul suo blog: "Azzurro Caltagirone e Bersani vogliono una legge ad hoc per escluderci dai finanziamenti. Tranquilli: tenetevi quei 100 milioni"
di Giulio Bucchi domenica 27 maggio 2012

3' di lettura

  Se Bersani è un "mezzo morto", ora è il momento di prendersela con Pierferdinando Casini. Sul suo blog, Beppe Grillo va giù piatto con il leader Udc che ha presentato alla Camera un emendamento che vincola l'erogazione di rimborsi elettorali all'esistenza di uno Statuto. Proposta condivisa dallo stesso Bersani e dal Pd, come scritto su Libero di giovedì da Franco Bechis, ma il leader del Movimento 5 Stelle, che uno statuto non ce l'ha, replica a modo suo ad Azzurro Caltagirone: "La febbre terzana che ha colpito Bersani che sproloquia di 'non vittoria' ha colpito anche lui. I soldi il M5S non li vuole". "Premessa - spiega ancora Grillo -: il M5S ha rifiutato in passato il rimborso elettorale di un milione e 700mila euro per le regionali e rinuncerà ai rimborsi per le prossime politiche, che potrebbero superare i 100 milioni di euro e più con le attuali previsioni di voto". "La mossa piercasinanda (copyright Travaglio) è da vero politico consumato. Riflettete: se il M5S non vuole i soldi è allora necessaria una legge ad hoc per impedirgli di prenderli! L’UDC ha presentato un emendamento che condiziona l’erogazione dei contributi all’esistenza di uno Statuto, che tutti i partiti hanno, come è ovvio e quindi è ad hoc per il M5S. La Camera ha approvato entusiasta con 342 si, 104 astenuti e 54 no".  Insomma, a qualche mese dalle elezioni politiche che potrebbero sancire lo sbarco a Roma degli "antipolitici", il clima si scalda. E a rimetterci, sul campo dei tagli alla Casta, non sarebbe naturalmente il comico (o ex comico). Passa la riforma - L'affondo del leader 5 stelle arriva giusto poche ore prima che la Camera approvi con 291 sì, 78 no e 17 astenuti la legge di riforma, che ora passerà al Senato. Diverse le modifiche, anche se Arturo Parisi, deputato Pd in dissenso dal partito, avvertiva che di fatto si tratta di una reintroduzione del finanziamento pubblico dei partiti: "E' un massacro del voto corale del referendum del 1993", ha accusato i colleghi onorevoli facendo riferimento alla consultazione popolare che abolì gli aiuti statali ai partiti. E Antonio Martino (Pdl) ha definito la legge la "prosecuzione coatta" dello stesso finanziamento. Le modifiche - Passano dunque le modifiche alla legge ABC, accordo tra i tre segretari della maggioranza, Angelino Alfano (Pdl), Pierluigi Bersani (Pd) e Pierferdinando Casini (Udc). I 150 milioni di euro risparmiat sono stati assegnati ai terremotati dell'Emilia Romagna: l'emendamento approvato prevede che l'importo del risparmio sia destinato ai Comuni e alle comunità locali "coinvolti in eventi di terremoto o altri disastri naturali avvenuti dopo il primo gennaio 2009". Sì dell'Aula anche all'emendamento del Pd che obbliga alla pubblicazione on line dei redditi e della situazione patrimoniale dei tesorieri. In pratica, per i tesorieri che non siano al contempo titolari di una carica elettiva si prevede lo stesso obbligo previsto per i parlamentari di pubblicare il proprio patrimonio ed il proprio reddito. E i partiti provano a rispondere a Grillo anche sul tema delle spese elttorali. Fissato un tetto massimo di 125.000 euro per candidato per i Comuni da 100mila a 500 mila abitanti, che salgono a 250mila per quelli oltre i 500mila abitanti. Per i consiglieri saranno rispettivamente di 25mila e 50 mila euro. Sempre un tesoro rispetto ai poco più di 6.000 euro spesi dal neosindaco grillino di Parma Federico Pizzarotti.          

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