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Camorra: sequestrati beni per un valore di 660milioni di euro

Coinvolti i figli e le nuore di Dante Passarelli, prestanome del clan dei Casalesi. Beni di provenienza illecita sono stati reimpiegati in altre società
di bonfanti ilaria sabato 17 luglio 2010

2' di lettura

I Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta hanno eseguito, dalle prime ore di questa mattina, un'operazione anti- mafia. Sono stati infatti stati sequestrati numerosi beni per un valore complessivo di circa 660milioni di euro. Le forze dell'ordine hanno dato il via all'esecuzione del "Decreto di sequestro preventivo di beni", emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti dei figli, Franco, Biagio, Davide e Gianluca, e di Susanna Cantelli, Clelia Natale, le nuore di Dante Passarelli, deceduto e ritenuto prestanome del clan dei Casalesi per conto dei capi Francesco Schiavone, detto "Sandokan", e Francesco Bidognetti, detto "Ciciotto" e "Mezzanotte", entrambe detenuti. Il provvedimento prende le mosse dallo sviluppo delle indagini patrimoniali scaturite dall'operazione "Calatia" che, il 17 marzo 2009, aveva portato all'arresto di 28 affiliati al clan Casal di Principe e a quello attivo dei Maddaloni. L'operazione aveva colpito esponenti del clan Farina- Martino- Micillo, attivo appunto a Maddaloni e ai comuni limitrofi, nonché affiliati al clan Belforte e ai Casalesi. Le indagini hanno dimostrato come gli indagati abbiano reimpiegato, in maniera diretta o mediata, i beni di provenienza illecita, facendoli confluire in alcune società apparentemente estranee sia alle dinamiche del sodalizio criminale di appartenenza, sia alla capacità economica della famiglia Passarelli. In una nota dei Carabinieri si legge infatti che " gli indagati distraevano e ostacolavano l'identificazione della provenienza delittuosa dei beni e del denaro investito nelle società, denominate Commerciale Eurupa Spa, con sedi in Pignato Maggiore, e Ipam Srl, con sede a Villa Literno". Le aziende, mai colpite in precedenza da alcun provvedimento cautelare reale, erano impiegate nella produzione di zucchero e di tutti i beni, mobili e immobili, riconducibili ai soggetti che ne curavano la gestione. Secondo gli investigatori, Franco e Biagio Passarelli sono l'anello di congiunzione tra il sodalizio criminale di Casal Principe e quello maddalonese nella gestione di alcune estorsioni ai danni della società proprietaria della catena di supermercati "Alvi". Le intercettazioni, ma anche gli interrogatori di Franco Passarelli e le dichiarazioni del pentito Antonio Farina e di Vincenzo Cantiello, indicherebbero che gli eredi Passarelli, consapevoli dell'illecita provenienza del capitale ereditato e della notevole capacità del riciclaggio, avrebbero messo in moto ulteriori "metodi di ripulitura", soprattutto dello zuccherificio Ipam Srl, facendo agire le mogli per evitare che la provenienza dei beni riottenuti, a seguito della morte di Dante Passarelli, potesse destare sospetto. Ai fratelli Passarelli e alle due donne è stato contestualmente contestato il reato di riciclaggio. E nel corso dell'operazione, svolta a Caserta, Milano, Roma, si è proceduto al sequestro di 6 aziende, di cui due opifici industriali per la lavorazione, impacchettamento e distribuzione all'ingrosso di zucchero, due società immobiliari, beni mobili e immobili, conto correnti bancari e postali.

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