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Regioni, ultima chiamata al governo sulla manovra

Enti locali infuriati: o Berlusconi ci ascolta o riconsegnamo le deleghe. Anche i diplomatici sono pronti allo sciopero
di Roberto Amaglio domenica 11 luglio 2010

3' di lettura

Gli Enti locali non si sono ancora rassegnati all'idea dei tagli in manovra e stanno cercando in ogni modo di aprire un tavolo di discussione con il premier Berlusconi, l'unico in grado di mediare. E per questo motivo, Regioni, Province e Comuni domani parteciperanno alla Conferenze unificata convocata alle 15 solo se sarà presente il presidente del Consiglio. Non chiedono tanto in apparenza il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, quello dell'Anci Sergio Chiamarino e il capo dell'Upi Giuseppe Castiglione: un breve colloquio con Berlusconi, anche prima della riunione convocata dal ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto. "Parteciperemo - ha detto il presidente della conferenza della Regioni, Vasco Errani - alla conferenza unificata se avremo la garanzia della presenza del premier e così quella diventerà la sede dell’incontro che abbiamo richiesto. Diversamente parteciperemo se prima il premier ci ascolterà e ci dirà come intende affrontare i problemi che abbiamo posto, altrimenti non parteciperemo alla conferenza unificata perchè non avremo nulla da dire". Quindi le Regioni restano sul piede di guerra se non ci saranno ripensamenti a Roma: Errani rende noto di aver inviato a Fitto una lettera in cui chiede di "mettere all'ordine del giorno della Conferenza unificata la riconsegna delle deleghe". Scontro istituzionale da evitare - Proclami  a parte, le Regioni oscillano fra intransigenza e impotenza, consapevoli che le possibilità di spuntarla sono molto basse. "Riteniamo ci sia il tempo - ha proseguito Errani - per evitare crisi istituzionali che non vogliamo perché sarebbe un danno per il Paese. Confidiamo nella disponibilità data di recente dal premier nel suo viaggio in America Latina". Errani spiega che le Regioni sono pronte a fare la loro parte ma "ciascun reparto dello Stato deve tagliare proporzionalmente". Le Regioni insistono per la istituzione della commissione che verifichi gli sprechi. Per quanto riguarda la riconsegna delle deleghe, Errani precisa che non si tratta "di un gesto polemico ma di una presa d’atto di ciò che è in manovra. In questi giorni - ha detto - abbiamo sentito giudizi che respingiamo. Le istituzioni devono reciprocamente rispettarsi perché non è utile la logica di scaricare su altri livelli le responsabilità. È una logica lontana dallo spirito federalista". Manovra quasi completa - Intanto il governo tira dritto e, con l'annuncio dei ministri La Russa, Tremonti e Maroni, cesella la finanziaria con un emendamento che prevede l'istituzione di un Fondo di 160 milioni di euro (80 milioni per il 2011 e 80 per il 2012) per le forze armate e di polizia. I dettagli del provvedimento - presentato come "uno dei miglioramenti che consentono di mantenere la manovra a saldi, e soldi, invariati" - non sono stati chiariti. Le modalità di spesa del fondo saranno decise caso per caso dai due dicasteri. "Viene istituito un fondo che offre un riconoscimento al comparto", ha detto La Russa sottolineando come resti comunque in vigore il principio del blocco triennale degli scatti di carriera. Nessuna illusione però, Tremonti smorza i toni: "Questa misura è un’eccezione"."Un’eccezione giusta", ha proseguito Tremonti, che però "non fa la regola". In manovra inserito anche l'emendamento sulla libertà d'impresa. Sciopero dei diplomatici contro i tagli - Mancavano solo i diplomatici a protestare contro la manovra. In una lettera inviata al premier, i diplomatici hanno scritto di essere pronti a scioperare contro una manovra economica con implicazioni pesantissime non solo sulla Farnesina. "Siamo pronti ormai a giungere alla misura estrema, e per noi inusuale, dello sciopero, cui la Carriera, in servizio a Roma ed all'estero, aderirebbe con grande convinzione", scrivono i delegati sindacali dei diplomatici nella lettera.

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