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Processo Unipol, la procura di Milano ci ripensa: niente accompagnamento coatto per Ghedini

L'avvocato era intervenuto: illogico, sono difensore nel procedimento, impossibile testimoniare
di Paolo Franzoso sabato 19 giugno 2010

2' di lettura

La Procura di Milano revoca la richiesta di autorizzazione di accompagnamento coatto per il legale del premier e deputato del Pdl Niccolò Ghedini, inviata precedentemente alla Giunta per le Autorizzazioni della Camera. Lo scrive lo stesso Ghedini in una nota inviata alla stampa: "La Procura di Milano, preso atto che in data 8 febbraio 2010 ero legittimamente impedito, che non vi è stata nessun successiva citazione, e che vi è sempre stata la disponibilità a recarsi in Procura per dichiarare la impossibilità a testimoniare, essendo difensore in quel procedimento, ha inviato alla Camera dei Deputati la revoca della richiesta di accompagnamento coattivo". Nel pomeriggio, i pm milanesi avevano inoltrato la richiesta a disporre l'accompagnamento coatto per Ghedini, da sentire come teste riguardo la telefonata fra Fassino e Consorte sulla scalata Unipol. E il presidente della Giunta parlamentare, Castagnetti (Pd), aveva convocato per domani mattina la seduta. Pronta la replica dell'interessato, che era intervenuto sull'argomento per esporre i motivi dei suoi impedimenti e l'impossibilità di rendere testimonianza in un processo che lo vede nei panni dell'avvocato difensore: "La richiesta di accompagnamento coattivo inviata dal dott. Meroni della Procura di Milano alla Camera dei Deputati è totalmente infondata ed erronea”. Scrive in una nota Niccolò Ghedini ricordando che “Meroni mi aveva citato come teste dopo alcuni rinvii ritenuti ovviamente legittimi per il giorno 8 febbraio 2010. Tempestivamente - prosegue Ghedini - comunicavo che per quel giorno non mi era possibile presenziare poichè impegnato per esami clinici presso l’Ospedale San Raffaele di cui ho anche documentazione producibile in ogni momento. Facevo altresì presente che non ritenevo possibile una mia citazione quale testimone poichè ero difensore in quel procedimento, vincolato dal segreto così come attestato anche   dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Milano”. Da quel giorno  sono trascorsi quattro mesi e "nessuna ulteriore richiesta vi è stata di sentirmi quale teste. Ovvio - continua l'avvocato padovano - che vi è la massima disponibilità ad andare in Procura a verbalizzare la impossibilità di rendere testimonianza, e ciò rende la richiesta di accompagnamento coattivo palesemente illogica e carente di fondamento. E’  quindi evidente - conclude - che la richiesta è del tutto sconnessa dalla realtà fattuale e tale accadimento non potrà rimanere senza le dovute conseguenze che porterò avanti in ogni sede competente". L'articolo 132 del codice di procedura penale prevede che l'accompagnamento coattivo sia disposto, nei casi previsti dalla legge, con decreto motivato, con il quale il giudice ordina di condurre l'imputato alla sua presenza, se occorre anche con la forza. Sulla famosa telefonata fra Fassino e Consorte pubblicata da il Giornale nel 2005, nella quale il leader ds chiedeva "allora abbiamo una banca?", Paolo Berlusconi - fratello del premier e propietario del quotidiano - è indagato per ricettazione.

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