L'editoriale

di Maurizio Belpietro
di Michela Ravalicosabato 5 giugno 2010
L'editoriale
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Le difficoltà nel definire la manovra economica hanno indotto molti a scrivere del declino di Berlusconi, immaginando l’avvio di una nuova era dentro il centrodestra. Eugenio Scalfari si è addirittura prodotto in una rivalutazione del suo acerrimo rivale, gratificando Giulio Tremonti di qualche complimento in vista di una liquidazione del Cavaliere. L’analisi di Barbapapà è stata adottata da altri, secondo i quali il ministro dell’Economia è il vero uomo forte del governo, molto più dell’attuale reggente di Palazzo Chigi. Quasi tutti sono incorsi nel medesimo abbaglio, convinti che Silvio sia un tipo buono per una sola stagione, quella in cui le cose vanno bene e non servono sacrifici. Il premier a loro giudizio non sarebbe capace di gestire un periodo di lacrime e sangue essendo uno specialista nel vendere sogni. In realtà il presidente del Consiglio si è rivelato più abile dei suoi critici, mettendoli tutti nel sacco. È vero che ha lasciato mano libera a Tremonti e non ha messo becco nei tagli, quasi che non fosse lui a dover dire l’ultima parola. Ed è altrettanto vero che ha mostrato una certa insofferenza di fronte alle misure, dando manifestazione d’impotenza al punto di dirsi uguale a Mussolini, il quale si lamentava di poter comandare solo sul suo cavallo. Ma in questo modo Berlusconi  ha dato prova di essere un politico più scafato e scaltro di chi in politica sta da quando aveva i calzoni corti. Intanto ha scaricato ogni responsabilità delle decisioni su Tremonti, lasciando che fosse lui ad accollarsi le colpe e sorbirsi le lamentele. Poi ha offerto una sponda ai ministri inferociti con il collega dell’Economia per essere stati tenuti all’oscuro delle misure. Infine ha applaudito il presidente della Repubblica quando questi ha cancellato gli enti culturali dalla lista di quelli messi a dieta. Insomma, il Cavaliere è riuscito a fare una manovra pesante e a schivarne i contraccolpi in termini di consenso, lasciando che a prendersi la botta d’immagine fosse il solo Giulio e ritagliando per sé la parte del buono che non avrebbe mai voluto metter mano alle forbici. Così ha ottenuto pure di isolare il ministro, ridimensionandolo e, soprattutto, contenendone le ambizioni di diventare premier. La vicenda dimostra che il numero uno di via XX settembre è un eccellente tecnico, abile come pochi nel maneggiare le poste di bilancio dello Stato, ma ha ancora molto da imparare per quel che riguarda la politica. Quanto al Cavaliere, dalle vicende di questi giorni si può trarre una sola conclusione: non male per uno che, secondo autorevoli editorialisti, era al capolinea. Tanto da far pensare che per vedere il tramonto di Berlusconi e la fine della sua era bisognerà aspettare ancora un po’. A occhio e croce, tre anni. Giusto il tempo di finire una legislatura e cominciarne un’altra.