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L'Editoriale

di Maurizio Belpietro
di carlotta mariani sabato 16 ottobre 2010

2' di lettura

Complimenti a Giacomo Amadori e Giorgio Mulè, rispettivamente inviato e direttore di Panorama. Nel nuovo numero  i due hanno messo in pagina un articolo che smaschera l’operazione imbastita contro il Giornale e in generale contro la stampa di centrodestra, dimostrando che chi ha qualcosa da nascondere, non va cercato in redazione ma in Confindustria. Il settimanale della Mondadori in edicola oggi dedica infatti la copertina alle minacce che il portavoce della presidentessa degli industriali ha rivolto ad Amadori, il quale un anno fa stava occupandosi di un’inchiesta sulla Marcegaglia. Per impedire che il nome della sua datrice di lavoro fosse rivelato, il funzionario giunse a far balenare attacchi al governo e altro. L’autore degli avvertimenti è lo stesso che appena  una settimana fa si è atteggiato a vittima di fronte a un sms scherzoso del vicedirettore del Giornale, consentendo alla procura di Napoli di mettere sotto controllo i telefoni dei vertici del quotidiano di via Negri. Leggendo le registrazioni telefoniche riprodotte da Panorama, si capisce che Rinaldo Arpisella è tutt’altro che un agnellino e se davvero fosse stato intimidito da un giornalista avrebbe saputo come e cosa rispondere, usando, se del caso, anche pesanti minacce. Dunque perché l’addetto stampa di Emma Marcegaglia ha fatto tutta quella scena, fingendo di essere turbato e, anziché minimizzare, ha allarmato la sua presidentessa? Perché, invece di riconoscere il tono scherzoso delle telefonate, ha riferito tutto al pm come se davvero, lui uomo abituato a trattare con i giornalisti e a respingerne le richieste, si fosse spaventato? Le domande sono più che legittime. A leggere le registrazioni si capisce che Arpisella, di cui fino a ieri ignoravo perfino l’esistenza, è un osso duro, uno che non si fa mettere facilmente sotto i piedi e che i cronisti, anche quelli più invadenti, li sa trattare a pesci in faccia, blandendoli con un’intervista o minacciandoli di rivolgersi al direttore oppure più su, direttamente ai loro capi. E se non basta facendo balenare anche dei contraccolpi sul governo. A questo punto ci piacerebbe sapere dalla Procura di Napoli che è stata così veloce nell’indagare Nicola Porro e Alessandro Sallusti, se il portavoce della Marcegaglia è a sua volta imputabile per «violenza privata», per aver tentato di impedire che Amadori facesse il suo dovere. Ma ancor di più vorremmo sapere perché Confindustria si è prestata a un’operazione di killeraggio contro il Giornale e in generale  contro la stampa non schierata a sinistra. Cosa ha da nascondere o da farsi perdonare?

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