"Musicosìa, anima mundi”, l'evento a Canzo il prossimo 14 ottobre
Canzo, 14 Ottobre 2023, Teatro Sociale via Alessandro Volta 2; ore 21,00. Musiche di Irlando Danieli, testi di Andrea Savino, immagini di Valerio Marchetti, voce Silvia Priori Esecuzione Musicosìa Ensemble: Angela Alesci soprano, Alessia Marcotrigiano fauto, Andrea Stringhetti violoncello, Elena Zuccotti arpa, Luca Casiraghi percussioni, Giorgio Ubaldi direttore
Un’opera di poesia, musica, immagini. Musicosìa, neologismo di crasi tra musica e poesia, vuole significare una unione ideale e profonda tra queste due fondamentali espressioni artistiche, capace di generare una forma in cui parola, suono ed elementi visivi possano convivere e interagire con la stessa rilevanza e con la stessa capacità di arrivare al pubblico, coinvolgendolo emotivamente.
Il sottotitolo, Anima Mundi, è termine mutuato dal principio filosofico in Platone di anima del mondo, anima universale, in cui è compresa la natura nella sua interezza e totalità, di cui poesia e musica sono inalienabili componenti.
Intento dell’opera è quello di recuperare il disperso senso dell’arte, come messaggera di valori universali, e sradicarne la sua deriva di autodefinizioni e soggettivazioni. La stessa arte antica, ci insegna come la sua rappresentazione non possa prescindere dalla esperienza personale, che è tutt’altra cosa della rilevanza individuale, singola, di un evento o fatto o agire. Basti pensare ai drammi dell’antica Grecia, financo ai miti, in generale a tutto l’orizzonte artistico per poi terminare, esaurirsi, con la modernità.
In quest’ottica, le poesie hanno due piani di lettura, quello letterale e quello interpretativo. Il secondo e più profondo, non sempre viene esplicitato. La musica non accompagna le parole ma le integra e completa. Le due arti in Musicosìa si uniscono e fondono in un unico linguaggio, come se la poesia divenisse “poesia musicale” e la musica, divenisse “musica poetica”, generando una sorta di spazio sonoro diffuso e riverberante che avvolge tutta l’opera. Le immagini fotografiche proiettate completano con un terzo elemento suggestivo, né invadente, né distraente, questa sinestesia.
Dal punto di vista compositivo, l’opera è pensata come una struttura formale armonicamente organizzata e costruita intorno alle poesie. È suddivisa in cinque parti, i cui estremi sono in relazione tra loro (1 e 5), così come le parti mediane (2 e 4), attraverso relazioni compositive che si potranno individuare all’ascolto. Al centro esatto di questo macrocosmo sta la Scena 3 (in cui fa la sua apparizione il soprano), vero punto di convergenze formali dell’intera opera. Ogni scena è accompagnata da immagini che armonizzano il sentire emotivo.
Non è casuale, pertanto, la scelta di esordire al Teatro Sociale di Canzo, una struttura unica, dal valore storico e architettonico importante, nata per volontà delle famiglie nobili di Milano, nei primi anni dell’Ottocento, con autorizzazione di Maria Teresa d’Austria. Il progetto e la costruzione dell’edificio furono affidati all’architetto milanese Gaetano Besia, che studiò all’Accademia di Brera e a Milano eresse, tra l’altro, palazzo Archinto. Ad affrescare gli interni fu chiamato, sempre da Milano, il pittore Tessa, ed ancora milanese fu lo scenografo, quell’Alessandro Sanquirico che dal 1817 al 1832 fu scenografo ufficiale della Scala, nel periodo delle grandi stagioni liriche. Il 18 ottobre 1829 il teatro fu inaugurato con lo spettacolo Il falso galantuomo, messo in scena dalla compagnia dei Filodrammatici di Milano, nella sua lunga storia il Teatro ha ospitato spettacoli di prosa e melodrammi.