Cosa ci nascondono

Guido Crosetto e "Repubblica" contro i referendum: "Forse so il perché"

Forse sul referendum sulla giustizia non c'è una "censura di Stato", come molti denunciano. Ma per Guido Crosetto, come minimo, si deve parlare di "omertà. Ci sono alcune cose per cui, in questo Paese, cala una cappa". Intervistato dal Giornale, il fondatore di Fratelli d'Italia è molto duro contro le toghe: quanto sta accadendo sul voto di oggi, spiega, è la dimostrazione "di quanto sia potente l'unica vera casta che esiste in Italia: quella dei magistrati".

 

 



Contrariamente alla linea-guida di Giorgia Meloni, Crosetto si è schierato convintamente sui "5 sì", dalla limitazione della custodia cautelare ("Nasce come misura straordinaria ma è diventato uno strumento ordinario per intimorire qualunque cittadino e per mettere in galera persone che poi si rivelano, com'era probabilmente chiaro anche a chi faceva le indagini, innocenti") alla abrogazione della legge Severino ("I referendum possono anche essere solo un elemento per fornire al Parlamento un segnale politico"). Ma il giudizio più severo è per la sinistra e soprattutto Repubblica

 

 

 



Il quotidiano diretto da Maurizio Molinari ieri si è schierato ufficialmente contro il referendum, invitando addirittura gli elettori a non recarsi alle urne. "Uno dovrebbe chiedersi il perché. Da una parte si potrebbe rispondere guardando a chi magari passa le notizie o i verbali, pure quando non si potrebbe, chi fornisce la possibilità di fare articoli per sput***re tuoi nemici politici. Dall'altra - conclude -, c'è il tema per cui ogni giornale ha un proprietario, degli editori...".