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Referendum giustizia, Carlo Nordio si sfoga: "Perché in pochi hanno votato"

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Carlo Nordio, ex magistrato e presidente del Comitato per il , analizza in modo lucido quali siano state le cause di una sconfitta così pesante sul referendum sulla Giustizia. Nordio parla di un'occasione mancata e non nasconde la sua amarezza per questo flop referendario: "Un'occasione mancata senza dubbio. Ma la disaffezione alle urne dei cittadini va ben oltre l'evento referendario, che molti avranno considerato astruso e, per loro, di scarso significato. Se in grandi città come Palermo e Genova vota meno della la metà dei cittadini per la scelta del sindaco, questo vuol dire che si affidano, per disinteresse o pigrizia, al voto altrui. E come è legittima la loro nomina, altrettanto è significativa, benché senza quorum, la conta dei voti del referendum", spiega in un'intervista a ilGiornale. Ma non vuol sentire di "boicottaggio": "Non credo si debba parlare di boicottaggio. Piuttosto trovo scorretto, e sleale, che le astensioni vengano equiparate a un No. Chi si astiene non si pronuncia e basta. Tant' è vero che su alcuni quesiti, come quelli sulla custodia cautelare e la Legge Severino, che toccavano argomenti sensibili come la sicurezza e la corruzione, il voto è stato differenziato, e i no sono stati numerosi".

 

Poi ribadisce il concetto della disaffezione alle urne: "La verità che il popolo si è disinteressato. Certo c'è la guerra, la crisi economica e un residuo di pandemia. Ma forse c'è una profonda delusione verso la politica in generale".

 

Infine su possibili errori commessi da fronte del , afferma: "Errori se ne fanno sempre, ma più che errori credo ci sia stata poca comunicazione. Ma, ripeto, non grido ai complotti. C'è la guerra e la crisi economica. E poi giornali e Tv danno ai cittadini quello che i cittadini vogliono, e in questo periodo erano, e sono, più interessati a queste due disgrazie". 

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