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Magistratura, ecco perché il rinnovamento deve arrivare anche al Csm

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Pieremilio Sammarco
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Con le recenti elezioni dei magistrati il CSM ha assunto una fisionomia che, a detta di tutti, rispecchia il potere delle correnti che animano e controllano la magistratura. Questi i rapporti di forza: l'area più conservatrice ha eletto 7 membri, quella di sinistra 8 e 4 la corrente di centro. Restano da eleggere i 10 membri laici che saranno scelti dal nuovo Parlamento che si insedierà a breve per una composizione piena dell'organo di autogoverno dei giudici. Si tratta di una quota pari ad un terzo della composizione del CSM, dunque minoritaria, che però, se slegata dai vincoli e dagli ordini dei partiti, può incidere sull'intero sistema di amministrazione della giustizia. Il ruolo dei membri laici, infatti, dovrebbe essere esercitato in piena libertà di giudizio e di autodeterminazione, abbandonando ipotesi di scontro tra poteri e di rese dei conti, contribuendo a costruire una fase nuova che possa rigenerare la fiducia nell'istituzione.

 

 

 

Un tema cardine su cui il nuovo CSM dovrà dimostrare di aver voltato pagina e rinnegato il peso dominante delle correnti è quello della valutazione della professionalità dei magistrati e della loro progressione di carriera. Occorre una valutazione comparativa tra i candidati a posizioni direttive che sia incentrata su criteri certi, chiari e obiettivi e su giudizi che effettivamente mettano in risalto le caratteristiche e le competenze individuali, rinunciando a quei giudizi omologati fatti di valutazioni ultra positive per ciascun candidato che si presenta a concorrere. La normativa vigente (legge 111/2007) ha introdotto un sistema di valutazione quadriennale della professionalità dei magistrati basato, si legge testualmente, sulla «capacità, la laboriosità, la diligenza e l'impegno» e si conclude con un giudizio «positivo, non positivo o negativo».

 

 

 

Ebbene, così è stato del tutto abbandonato il termine «promozione» ed i giudizi positivi sono la quasi totalità. Si è prodotto in tal modo un livellamento della professionalità, in cui pressoché tutti i magistrati sono valutati positivamente, senza più distinzioni tra coloro che esercitano il ruolo con equilibrio e competenza meglio di altri. Giovanni Falcone, che notoriamente subì un ostracismo da parte del CSM, affermò che «certi automatismi di carriera (...) sono causa non secondaria della grave situazione in cui versa attualmente la magistratura. L'inefficienza dei controlli sulla professionalità, cui dovrebbero provvedere il CSM ed i consigli giudiziari, ha prodotto un livellamento dei magistrati verso il basso». Si auspica dunque che il nuovo Parlamento codifichi con una nuova legge ordinaria i requisiti per l'accesso alla dirigenza giudiziaria per consentire il trasparente esercizio della discrezionalità amministrativa e l'affermazione della meritocrazia al posto della correntocrazia. Ma, nel mentre, è proprio sul meccanismo della progressione delle carriere che il nuovo CSM dovrà subito cimentarsi per dimostrare di aver abbandonato le logiche correntizie e forse solamente la sua quota di membri non togati può fungere da sentinella avverso la spartizione delle nomine c.d. "a pacchetto". 

 

 

 

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