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Magistrati e accademici? Quanti soloni tardivi in difesa della libertà

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 Io francamente tutti questi accademici, tutti questi penalisti, tutti questi costituzionalisti mobilitati per denunciare la svolta liberticida non me li ricordo quando con una gragnola di provvedimenti personali del capo del governo, senza filtro presidenziale, senza vaglio parlamentare, erano sospese pressoché tutte le libertà costituzionali.

 

Dove erano questi allarmati operatori del diritto quando con un tratto di penna preannunciato via Facebook si mettevano nel nulla i diritti di circolazione, di associazione, di manifestazione, di iniziativa economica, di studio, di culto, e lo Stato si intrufolava nelle case degli italiani per controllare se a cena c'era il cugino di troppo, e nei cimiteri, per impedire al parente soprannumerario di partecipare al funerale, e nei sacchetti della spesa dei pensionati, per vedere se avevano comprato il giusto o invece avevano attentato alla salute pubblica comprando un chilo di zucchine anziché mezzo, e tutto questo il potere pubblico faceva predisponendo tante democratiche multe e tanta buona galera per gli insubordinati al dovere morale della vigile attesa: dove erano?

 

Ma conosciamo la risposta. Dice: Ma che c'entra, quella era un'emergenza, e quelle misure servivano a contenerla. Balle, come è noto, perché nulla obbligava a intervenire in quel modo - che era un modo illegittimo - e nulla quelle misure hanno apportato in termini di sicurezza, salvo credere che mandare gli elicotteri a caccia di runner nascosti tra i filari di pannocchie o a perlustrare i terrazzi d'Italia per debellare i negazionisti da barbecue costituissero misure con ragionevole efficacia profilattica. Insomma, i professori adunati in questi giorni, allora non c'erano. Sarà perché allora era vietato, mentre oggi il pericolo fascista val bene un assembramento accademico.

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