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Intercettazioni, la riforma che serve: perché può essere la volta buona

di Filippo Facci mercoledì 7 dicembre 2022

 Carlo Nordio

2' di lettura

Occorre riformare il sistema delle intercettazioni (telefoniche, ambientali, via malware) perché la magistratura le ha trasformate in uno strumento di prova e non in un mezzo di ricerca delle prove. Chi l'ha detto? Ancora: se un cronista ha delle intercettazioni di un tizio che parla con l'amante, la domanda è: perché le ha? Le ha perché il pm o la polizia giudiziaria l'hanno consentito, ed è lì che bisogna intervenire. Chi l'ha detto? Ultimo esempio: l'inserimento di virgolettati scabrosi in una richiesta d'arresto spiega perché ci siano ordini di 700 pagine, coi magistrati a fare «taglia e incolla» di intercettazioni anche personali, su temi sessuali, con la scusa che sarebbero importanti per «capire».

Chi l'ha detto? Risposta: non l'ha detto solo il guardasigilli Carlo Nordio (magistrato, uomo di destra) ieri in Commissione Giustizia, ma l'ha detto, identicamente, l'ex sindaco e parlamentare Giuliano Pisapia (avvocato, uomo di sinistra) in un libro che Nordio e Pisapia hanno scritto insieme nel 2010, e che è titolato «In attesa di giustizia, dialogo sulle riforme possibili». Nordio è un liberale scettico e realista, Pisapia invece appartiene a una sinistra idealista e generosa, però «a un certo punto della loro vita hanno avuto uno stesso incarico: la presidenza della Commissione per la riforma del Codice, il primo durante il governo Berlusconi e il secondo durante il governo Prodi.

Ma sono giunti alle stesse conclusioni: che bisogna smetterla con il panpenalismo e con l'idea di poter risolvere tutto, anche i problemi sociali, con il Codice penale». Questo, invece, l'ha scritto Sergio Romano nella prefazione al libro. Ma c'è un'altra cosa che accomuna Nordio e Pisapia: il nemico, ossia quel fronte togato e giornalistico che da decenni avversa ogni cambiamento in seno a una giustizia indecente e unica al mondo, quindi ogni riforma operata con leggi ordinarie o con modifiche costituzionali, ergo la separazione delle carriere, il sovraffollamento delle carceri, il superamento delle buffonate chiamate procedimenti per abuso d'ufficio o indiscrezionalità dell'azione penale, l'attuazione autentica del codice di procedura Vassalli-Pisapia (Giandomenico Pisapia, padre di Giuliano) e il superamento del Codice penale datato 1930 (codice Rocco) che resta un codice fascista e che sarebbe un governo di destra, finalmente, a cambiare. Quelle desiderate da Nordio e Pisapia erano appunto «riforme possibili», e ora, forse, sono possibili davvero.

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