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Bongiorno, lezione monumentale al Pd: come asfalta i dem sulla Giustizia

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Giulia Bongiorno come Carlo Nordio. La senatrice e presidente leghista della commissione Giustizia del Senato commenta la stretta del Guardasigilli sulle intercettazioni. "Non è possibile costruire un'accusa sulla base di un'unica frase o di più frasi decontestualizzate. Così anche la Bibbia potrebbe diventare un libro pornografico", esordisce per poi respingere le accuse che vedono il centrodestra nemico dei giudici. 

"Il tema è delicato e spesso oggetto di strumentalizzazioni: da una parte i garantisti, dall'altra i giustizialisti. È un approccio sbagliato. Ho proposto l'indagine proprio per evitare lo scontro frontale e adottare un metodo basato su dati analizzati e approfonditi. La proposta è stata accolta all'unanimità, segno che tutti desiderano prepararsi adeguatamente in vista della riforma annunciata". Di più, perché pochi sanno che "esiste un'indagine sulle intercettazioni svolta dalla commissione Giustizia sotto la presidenza di Cesare Salvi del Pd, con relatore Felice Casson, dello stesso schieramento politico. Non credo che nessuno li abbia mai accusati di voler accoltellare i magistrati". Insomma, la proposta è arrivata prima da parte dem.

 

 

 

In ogni caso - tiene a precisare intervistata da Repubblica - "ritengo le intercettazioni strumento indispensabile per le indagini. Il problema sono gli eccessi, che c'erano e ci sono ancora: talvolta, dettati anche da una certa pigrizia investigativa". Il ragionamento è chiaro: "Il tema non è eliminare le intercettazioni, piuttosto restituirle alla loro naturale funzione di mezzo di ricerca della prova". Stesso discorso sulle toghe. I giudici continueranno ad avere i loro strumenti, che dovranno però essere usati correttamente. "Altrimenti - è il timore - si può incorrere in errori giudiziari e in irrimediabili gogne mediatiche". 

 

 

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