Processo d'Appello

Trieste, ammazza due agenti? Assolto: la sentenza sconvolge l'Italia

Luca Puccini

«Siamo stanchi, siamo proprio stanchi». Scuote la testa, Fabio Demenego. Il volto tirato dalla delusione che sconfina nella rabbia. «Siamo stanchi», ripete, «però dobbiamo andare avanti: non ci resta nient’altro da fare». E' l’ultima udienza, ieri, della corte d’assise d’appello, a Trieste. Esce la corte presieduta dal giudice Igor Maria Rifiorati e legge la sentenza: praticamente identica a quella di primo grado. E cioè assoluzione per «incapacità di volere». Sul banco degli imputati c’è Alejardo Augusto Stephan Meran, il suo caso si trascina dal 4 ottobre del 2019. Da quando lui, un trentenne domenicano, nei locali della questura triestina, fermato per il furto di uno scooter, riesce a impossessarsi delle armi di due poliziotti, di Matteo Demenego e di Pierluigi Rotta, facendo fuoco all’impazzata. E' così che muoiono, in servizio, al lavoro, proprio loro due, beffardamente per le pallottole della loro stessa pistola, mentre altri otto colleghi rischiano di fare altrettanto, cioè di finire al camposanto, mentre Meran spara venti colpi di seguito, uno dietro l’altro, senza motivo, senza ragione. Hanno rispettivamente 31 e 34 anni, Matteo e Pierluigi.

 

 

 


RESIDENZA SANITARIA

Oggi, tre anni e mezzo dopo, per i loro famigliari non c’è giustizia. Non c’è neanche nel maggio del 2022, quando il tribunale di primo grado “scagiona” Meran per «vizio di mente» e lo costringe, comunque, a trascorrere almeno trent’anni in una Rems, una residenza sanitaria assista. Una di quelle strutture alternative al carcere. Ma non ce n’è, di giustizia, a maggior ragione, adesso. Dopo il ricorso in appello, dopo il vaglio del secondo grado che conferma, pari pari, quella decisione. Meran è pericoloso, deve essere trasferito al più presto in una Rems, dice la magistratura, al momento è ancora in carcere, a Verona. Perizie psichiatriche, accertamenti, faldoni e avvocati: l’anno scorso è la procura di Trieste a chiedere l’assoluzione e la procura generale a domandare il ricorso. Niente da fare, si torna al punto di partenza. Con quelle parole, di Fabio Demenego, il papà dell’agente Matteo, che risuonano per i corridoi del palazzo di giustizia come un sfogo straziante. «Siamo stanchi di sentire queste scuse. “Quanto è malato Meran” e “quanto sta male”. Siamo stanchi di questa storia. $ un po’ un ripetersi di queste udienze, prese con molta leggerezza. Però i giudici sono loro. Mi auguro solo che quando un giorno servirà loro l’aiuto di un agente di polizia e si presenterà un ragazzo di vent’anni, magari ci pensino». Non è detta l’ultima parola, almeno per la procedura: c’è ancora la Cassazione, c’è ancora l’ultimo appello.
Sono i legali di parte civile che, al momento, ventilano l’ipotesi. «Questa sentenza smarrisce il senso di giustizia”, commenta l’avvocato Valter Biscotti, della Fervicredo, l’Associazione feriti e vittime della criminalità e del dovere. Amarezza, tanta. Rassegnazione, poca. Perché alla fine quello che conta, quello che vuoi, quando ti cade addosso una vicenda del genere, è solo ottenere quel briciolo di giustizia che può farti sentire meglio. Matteo e Pierluigi non ritorneranno. Il loro ricordo, per i loro cari, non se n’è mai andato.

 

SCHIZOFRENICO

Meran, secondo le perizie effettuate durante il processo, soffre di schizofrenia. Quel maledetto pomeriggio del 2019, in questura, è assieme al fratello: lo hanno chiamato per un motorino, sottratto a una ragazza. Chiede di andare in bagno e, invece, sfila le pistole a Matteo e Pierluigi. $ in preda (dicono gli esperti che lo visitano) a un «delirio persecutorio tale da escludere totalmente la capacità di volere». Durante l’incidente probatorio, però, il collegio peritale nominato dal gip parla di un’incapacità solo «parziale»: sarebbe tutt’altra cosa, sarebbe una condanna certa perché sul fatto che a sparare, quel giorno, in quel modo folle, sia proprio Meran non ci sono dubbi. Ma in tribunale la sua condizione cambia, la linea che passa è quella di un’inabilità psichica completa. In questi tre anni è stato difficile anche solo individuare una Rems idonea ad ospitarlo, ora pare che la sua destinazione sarà La Spezia.