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Bonus facciate, maxi truffa: "Cos'ha scoperto il condominio", un caso politico

martedì 5 settembre 2023

2' di lettura

Le truffe sui bonus ediliza colpiscono ancora. La Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della Procura di Roma, ha eseguito un provvedimento che dispone il sequestro preventivo di oltre 52 milioni di euro di crediti d'imposta, frutto di una articolata frode perpetrata nell'ambito del cosiddetto "bonus facciate". Si tratta di indagini condotte dalla Procura di Locri e ora a Roma a seguito di trasmissione degli atti per competenza territoriale. Il provvedimento di sequestro, già emesso dal gip del Tribunale di Locri, è stato convalidato dal gip del Tribunale di Roma. Risultano al momento indagati, a vario titolo, 31 soggetti per indebita percezione di erogazioni pubbliche, truffa a danno dello Stato, riciclaggio e autoriciclaggio. Sono 37 le società finora coinvolte, tra prime e seconde cessionarie del credito, tra queste anche quattro imprese con sede a Roma ed a San Cesareo.

La truffa riporta in prima pagina le critiche al Movimento 5 Stelle, grande sostenitore del comparto bonus, a cominciare dal Superbonus 110%, una misura alla Friedman (una pioggia di soldi dall'elicottero) da 143 miliardi complessivi che ha sì dato slancio al Pil, con una sorta di effetto doping, ma che di contro ha aperto la strada a un drammatico buco di bilancio per le casse dello Stato e a una rovinosa catena di "furbetti".

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L'operazione scaturisce dalla denuncia presentata da parte di alcuni proprietari di appartamenti di un condominio della provincia di Reggio Calabria, rivoltisi alle Fiamme Gialle del Gruppo di Locri dopo aver notato, all'interno dei propri cassetti fiscali, la presenza di crediti di imposta, connessi ad agevolazioni finalizzate a interventi di recupero edilizio, da loro mai richiesti né tanto meno realizzati. I citati crediti sono risultati ceduti a 4 imprese con sede, come detto, a Roma e a San Cesareo. Gli accertamenti hanno consentito di appurare che le 4 imprese "prime cessionarie", tutte amministrate dallo stesso soggetto attualmente indagato, risultavano avere accettato cessioni di crediti inesistenti, per un ammontare di 52.026.930 di euro, da parte di 160 cedenti "ignari". Le 4 società "prime cessionarie", hanno provveduto a monetizzare parte del predetto credito cedendo la restante parte ad altre 33 società "seconde cessionarie", con sedi ricadenti su tutto il territorio nazionale, che hanno proceduto a loro volta a monetizzare parte dei crediti. 

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