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Separazioni e affidi, troppi squilibri sulle norme: cosa non funziona

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Bruno Ferraro
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La legge esiste ed è anche astrattamente idonea a regolare il rapporto con i figli dopo la separazione ed il divorzio dei due genitori: cessa il rapporto affettivo, si interrompe la convivenza, viene meno la coabitazione; rimane invece integro il vincolo di entrambi i coniugi con i figli, i quali hanno diritto di mantenere un “equilibrato rapporto” con entrambe le figure genitoriali e con il parentado stretto (nonni) dell’uno e dell’altro. La legge parla di affido congiunto, promuove questa formula come un modello di civiltà, sancisce il diritto dei figli minori ad essere ascoltati.

Nella realtà i dati statistici evidenziano risposte in stridente contraddizione con il dettato legislativo. Meno dell’1% dei figli vivono con il papà; il 12,26% vengono affidati alla mamma; 85,51% sono nominalmente affidi congiunti. Soprattutto, l’80% delle richieste di separazione partono dalle donne, innescando contenziosi serrati, oneri economici consistenti, privazione della casa coniugale, necessità di far fronte al versamento di contributi di mantenimento che travalicano le possibilità degli uomini, di colpo costretti a misurarsi con un tenore di vita cui non avevano pensato prima del ricorso di separazione.

 



I problemi non finiscono qui, poiché subentrano aspetti psicologici di varia natura che producono in non pochi casi istinti omicidi, tentazioni di suicidio, rancore e aggressività verso il (la) partner. Subentrano spesso, in aggiunta alle difficoltà economiche e alla fuoruscita dalla casa coniugale, la frustrazione, il senso dell’abbandono, il sentimento di colpa, il calo dell’autostima: sentimenti che si trasformano in incubi, con il (la) partner che ti complica pesantemente il rapporto con i figli, ovvero con quelli che rappresentano l’elemento di collegamento con i ricordi belli di qualcosa che non si riesce a recuperare.

«Sono tanti i padri che ci chiedono aiuto e che noi indirizziamo da uno psicologo e un avvocato civilista» (così la presidente di una associazione per padri separati). Non pochi sostengono, anche se non ha ancora un riconoscimento scientifico, l’esistenza della PAS, sindrome di alienazione parentale a danno degli uomini privati dei necessari contatti con i figli. I figli a loro volta non di rado ricorrono a ricatti morali e affettivi per ottenere quanto più possibile dai genitori. Insomma, una realtà complessa a cui non si riesce a dare risposte esaustive nonostante vari tentativi (ad esempio i Gruppi di parola, che dovrebbero aiutare genitori e figli a vivere correttamente i cambiamenti dovuti alla separazione). La legge dovrebbe cambiare il costume, ma così non è: persistono resistenze, contrapposizioni in luogo della cooperazione che è l’essenza dell’affido congiunto. Sullo sfondo, uno scenario reso ancora più complicato da una recente sentenza di Cassazione che dà valore, ai fini del ristoro economico, anche alla convivenza di fatto prematrimoniale. 

 

 

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