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Di Maio indagato: "Affido horror". Bibbiano, la frase che gli costa caro

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C'è anche l'ex vicepremier Luigi Di Maio tra i 48 indagati per diffamazione aggravata in un filone parallelo alla inchiesta madre "Angeli e Demoni" che ha fatto luce su un presunto sistema di affidi illeciti di minori in Val d'Enza e in cui è coinvolto il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, arrestato nel giugno del 2019. 

L'ex leader del Movimento 5 Stelle è stato incluso nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dalla pm di Reggio Emilia, Valentina Salvi. Il giorno dell'arresto di Carletti aveva accusato il sindaco di essere coinvolto in un sistema di affidi illeciti di minori parlando in un post di "affido horror". E proprio queste affermazioni hanno scatenato una serie di commenti negativi contro il sindaco Carletti sui social media.

 

 

 

Il primo cittadino di Bibbiano era finito ai domiciliari a giugno 2019, poi liberato e attualmente a processo per abuso di ufficio sempre nel dibattimento "Angeli e demoni". La querela era scattata praticamente subito, già nel settembre del 2019, con la segnalazione di 147 fra post e mail dal contenuto ritenuto offensivo o minatorio nei suoi confronti. Tra i denunciati c'era, appunto, Di Maio, che a metà luglio, prima della crisi di governo con la Lega di Matteo Salvini e del patto con il Pd che poi darà vita nel giro di pochi giorni al governo di centrosinistra giallorosso, quello del Conte 2 (con il premier Giuseppe Conte confermato a Palazzo Chigi dopo l'imbarazzante sostituzione "di colore" della sua maggioranza), scrisse tra l'altro: "Col Pd non voglio avere niente a che fare. Col partito che fa parte dello scandalo di Bibbiano, con i bambini tolti ai genitori e addirittura sottoposti a elettroshock e mandati a altre famiglie, con il sindaco Pd che è coinvolto in questo, non voglio avere niente a che fare". 

 

 

 

Parole pesantissime che, al di là dei possibili risvolti giudiziari dei prossimi mesi, avevano già scatenato una slavina politica su Di Maio, che con straordinaria nonchalance aveva accantonato posizioni così dure sacrificando la coerenza sull'altare della permanenza al governo, allontanando i rischi di un ritorno alle urne che per i 5 Stelle sarebbe stato deleterio. Com'è finita, per lui e per il Movimento, è storia.

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