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Giovanni Toti, i magistrati si accaniscono: altro "no" ai domiciliari

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I magistrati non danno tregua a Giovanni Toti, costretto a restare ai domiciliari. Era attesa per oggi, giovedì 11 luglio, la decisione del tribunale del Riesame di Genova, da cui dipendeva l'immediato futuro del governatore della Liguria. Ma niente da fare: Toti resta dunque in stato di detenzione nella sua casa di Ameglia. 

Tra le possibilità, il governatore poteva assistere all'annullamento della misura cautelare, vedere accolta una delle proposte del suo avvocato Stefano Savi, oppure una posizione intermedia come l'obbligo di dimora ad Ameglia o il divieto di dimora a Genova (in queste ultime due fattispecie, Toti avrebbe potuto incontrare delle persone, pur con la permanenza del regime di sospensione così come previsto dalla legge Severino nella sua interpretazione più stringente). Infine i giudici potevano rigettare in toto l'istanza ed è quello che è puntualmente accaduto: ora Giovanni Toti può presentare ricorso alla Corte di Cassazione

 

Sul presidente della Liguria restano in corso valutazioni su nuove accuse, relative a contratti siglati con Esselunga e Primocanale. Giovanni Toti si trova ai domiciliari ormai da due mesi: sul suo capo pendono le accuse di corruzione, finanziamento illecito e voto di scambio. Toti de facto si trova recluso nella sua abitazione di Ameglia dal 7 maggio, ragione per la quale ha fatto sapere di rinunciare alla candidatura per quello che sarebbe stato il terzo mandato da governatore (le elezioni in Liguria sono in programma per l'autunno 2025).

Nel dettaglio, le motivazioni del "no" alla revoca dei domiciliari, insistono sul fatto che "in quanto ha dimostrato di non aver compreso appieno la natura delle accuse". Così i giudici del Riesame nelle motivazioni con cui hanno rigettato l'appello per la revoca domiciliari. Le ipotesi di corruzione sono "sorrette da gravi indizi che Toti non ha inteso contestare". E non riguardano "un illecito di natura veniale ove rapportate alle pubbliche funzioni di natura elettiva dal medesimo ricoperte, ma integrano un vulnus tra i più gravi che possano essere inferti al buon andamento dell'azione amministrativa, allo stesso rispetto della volontà popolare e ai diritti dei terzi", concludono.

 

Già pochi giorni fa la procura di Genova aveva rifiutato un allentamento delle misure afflittive: era il 14 giugno quando il gip Paola Faggioni aveva rigettato la richiesta del legale di Toti, che aveva presentato l'istanza di revoca dei domiciliari. Tra le motivazioni offerte dal giudice il pericolo di fuga e il possibile inquinamento delle prove, requisiti che per la procura non erano venuti meno, così come al contrario sosteneva l'avvocato di Giovanni Toti.

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