"Riferiremo in Parlamento quando sarà il momento, però gli atti che abbiamo smentiscono radicalmente quello che è stato riportato sui giornali": il ministro della Giustizia Carlo Nordio lo ha detto a margine della Conferenza per la Ripresa dell'Ucraina al centro congressi La Nuvola, replicando alle nuove accuse rivolte all'esecutivo per la gestione del caso Almasri e per la ricostruzione che ne è stata fatta in Parlamento.
Le opposizioni, in particolare, hanno accusato il Guardasigilli di non dire la verità sul caso del generale libico prima arrestato in Italia e poi rimpatriato. Se l'esecutivo ha sempre detto di non essere stato al corrente del fascicolo su Almasri al momento del rimpatrio, secondo alcuni quotidiani invece il dicastero di Nordio sarebbe stato a conoscenza di tutto fin dal primo pomeriggio di domenica 19 gennaio. Il generale libico, su cui pende un mandato di arresto dalla Corte penale internazionale, venne fermato e arrestato quel giorno a Torino e rilasciato il 21 dalla Corte d’Appello di Roma. Dopodiché sono iniziate le indagini da parte del Tribunale dei ministri nei confronti della premier Giorgia Meloni, del sottosegretario Alfredo Mantovano e dei ministri della Giustizia e dell'Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi.
A sostegno della loro tesi, i giornali ieri hanno pubblicato dei documenti acquisiti proprio dal Tribunale dei ministri. Cosa che non è piaciuta a Giulia Bongiorno, la legale dei quattro indagati, che per questo starebbe valutando, a quanto trapela, una denuncia per divulgazione di atti coperti dal segreto e non ancora resi alle parti interessate. La decisione del Tribunale dei ministri sulla mancata consegna del generale libico alla Corte penale internazionale da parte del governo italiano è imminente.