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Anm, il giudice Reale stronca i colleghi: "Perché stanno sbagliando"

di Claudio Brigliadori sabato 20 settembre 2025

2' di lettura

C'è qualcuno che tra le toghe ha il coraggio di alzare il dito, isolato, e dire a chiare lettere che "l’Anm sbaglia" nella sua crociata contro il governo e la riforma della giustizia che in settimana ha incassato alla Camera il terzo dei 4 sì previsti in Parlamento.

"Noi magistrati dobbiamo rispettare le prerogative del Parlamento. Non possiamo ‘andare in battaglia’, come hanno detto alcuni autorevoli rappresentanti dell’Anm, contro un potere fondamentale dello stato quale è quello legislativo", spiega sul Foglio il giudice Andrea Reale, componente del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati, esponente del gruppo anti-correnti Articolo 101.

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Quella di Reale non è una battaglia nel merito, ma nella forma e nel principio. Resta "doveroso" per l'Anm, spiega, "portare avanti, sul piano del dibattito pubblico, una attività di sensibilizzazione sui tanti elementi negativi della riforma della separazione delle carriere e su quelli che possono essere i possibili aspetti positivi", ma contesta al sindacato delle toghe la decisione di istituire un Comitato per il No al referendum. Una scelta istituzionale che "dà la sensazione di una sorta di interventismo di tipo politico, estraneo a quella che è la funzione della magistratura in Italia, legittimando le critiche di opposizione politica e di esondazione dal proprio ruolo rivolte all’Anm".

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A dare forza alle parole di Reale, come detto, c'è la sua posizione equilibrata sul merito della riforma, addirittura critica: "Noi di Articolo 101 siamo contrari alla maggior parte della riforma, che è stata confezionata senza alcuna interlocuzione effettiva e concreta con la magistratura. La riforma non migliora il servizio giustizia, può comportare rischi di condizionamento nell’esercizio dell’azione penale e può generare altri aspetti negativi per quanto riguarda i procedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati". Insomma, le accuse all'Anm non sono certo dettate da questioni per così dire di bandiera. 

Non solo: secondo Reale nella riforma c'è "un rimedio molto importante per debellare il correntismo all’interno del Consiglio superiore della magistratura, cioè il metodo del sorteggio per la scelta dei componenti. Come Anm avremmo dovuto interloquire con governo e Parlamento sulla possibilità di introdurre, oltre a una fase preliminare di selezione casuale dei candidati al Csm, una fase di elezione. Insomma, il cosiddetto sorteggio temperato. Invece l’Anm ha preferito esprimere un no secco all’intera proposta di riforma".

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"Tagliare il cordone ombelicale col Csm significa per le correnti la fine di un assetto di potere che sembra essere diventato la loro principale ragione di esistenza", conclude Reale. E il no secco dell'Anm a discutere questo tema con il governo sa tanto di posizione pregiudiziale.

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