Quando si parla di violenza, clima d'odio e, già che ci siamo, rovesciamento del dato di realtà, da oggi in poi si potrebbe mostrare la surreale prima pagina del Fatto quotidiano in edicola oggi. Roba da "cattivi maestri" o giù di lì.
Il giornale diretto da Marco Travaglio si concentra sulla riforma della giustizia che ha ottenuto giovedì alla Camera il terzo dei 4 sì previsti per diventare regge, prima del referendum che darà o negherà il via libera definitivo al pacchetto. Sul tema il Fatto ha impostato una crociata mediatica e ideologica contro il governo, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e la premier Giorgia Meloni. Se nel merito della questione qualsiasi giudizio ha piena legittimità intellettuale, si può certamente contestare la deriva talebana e spesso strumentale delle accuse rivolte all'esecutivo. Ma questa, per così dire, è storia.
Oggi però a quella storia si aggiunge un nuovo tassello, decisivo per comprendere in quale cornice ci sta muovendo da mesi la politica italiana. Anzi, più che uno scenario un cornicione, pericolosissimo.
Premessa d'obbligo: una settimana fa è avvenuto l'omicidio di Charlie Kirk, attivista trumpiano a cui un ragazzo ha sparato un colpo di fucile in faccia durante uno dei tanti dibattiti pubblici che il 31enne fondatore di Turning Point Usa era solito organizzare per confrontarsi (civilmente) con chiunque. Lo hanno ammazzato perché semplicemente il killer, Tyler Robinson, non la pensava come lui. Anche in Italia in tanti non la pensavano come Kirk. E in modo inquietante hanno fatto tutti a gara a ignorare la tragedia, faticando a definirla per quel che è (un brutale omicidio politico) o addirittura sminuendola tra accuse alla vittima ("Se l'è cercata", "Ha seminato vento...") e all'assassino ("Appartiene all'estrema destra", falso secondo i genitori di Robinson).
Bene, giovedì alla Camera va in scena come detto il voto sulla giustizia che si risolve in un sì, e, subito dopo, in una ignobile gazzarra scatenata dalle opposizioni unite che assaltano i banchi del governo e della maggioranza colpevole, a detta della sinistra, di aver "applaudito" l'esito del voto e di "ignorare" invece il dramma di Gaza. Per ordine di Schlein e Braga, insomma, il tradizionale "catenaccio parlamentare" si trasforma in assedio vero e proprio.
Ed eccoci al Fatto: in prima pagina c'è l'immagine dei deputati separati dai commessi di Montecitorio, una scena deprimente e degradante. Il titolo però è straniante: "La destra mena i giudici. Azione e IV fanno il palo". In un colpo solo, insomma, Travaglio e i suoi titolisti riescono ad attribuire la violenza in aula (e sulle toghe) all'esecutivo, dipingendo la riforma come una raffica di manganellate. E indica in Renzi e Calenda i colpevoli di tradimento, i complici di questa nefandezza. Additati davanti al tribunale del campo largo. Non una parola di critica all'atteggiamento degli onorevoli di Pd, M5s e Avs, si accenna alla "bagarre", si ironizza su Nordio ("Si fa uno spritz"), si esulta per la mancanza dei 2/3 dei voti: "Il referendum è salvo". La faccia di chi un giorno sì e l'altro pure accusa Meloni e il centrodestra di soffiare sul fuoco invece no.