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Pisa, pro-Pal violenti graziati dalle toghe: pagano solo i poliziotti

di Massimo Sanvito giovedì 30 ottobre 2025

3' di lettura

Indossi una divisa e agiti scudo e manganello per impedire ai manifestanti di forzare il cordone dopo esserti pure preso sputi e calci? Finisci sotto indagine e rischi di andare a processo per «eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi». Sei un frequentatore dei centri sociali, pro-Pal e odiatore seriale delle forze dell’ordine che assalta stazioni, picchia gli agenti e dà fuoco ai cassonetti? Indagano anche te, e ci mancherebbe altro, ma i domiciliari evaporano in poche ore e in attesa di comparire in tribunale sei libero di fare ciò che vuoi. Ti chiamala, se vuoi, disparità di giudizio. La solita storia dei due pesi e delle misure: poliziotti alla gogna, antagonisti tutelati. Vi ricordate gli scontri di Pisa? Era il 23 febbraio 2024 e in nome della “Palestina libera” i collettivi studenteschi, insieme a numerosi adulti che con licei e università non c’entravano nulla, marciarono in corteo senza alcuna autorizzazione cercando di raggiungere la zona della Torre. La polizia, schierata a protezione degli accessi, rispose con le manganellate.

Scoppiò l’indignazione generale, con la sinistra a sbraitare di fascismo e i genitori dei giovani agitatori che anziché chiedere ai propri pargoli perché volessero scontrarsi con gli agenti invece di andare a scuola attaccarono proprio i celerini per essersela presa con dei ragazzini. E arriviamo a oggi. La procura ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a nove poliziotti dei reparti mobili di Pisa e Firenze (la posizione di un decimo è stata stralciata) coinvolti in quei disordini di piazza. Gli agenti, ora, hanno tempo 20 giorni per chiedere di essere interrogati, accedere agli atti o presentare memorie difensive. Passato questo periodo, i pm potranno chiedere il rinvio a giudizio. E oltre al filone penale i poliziotti potrebbero subire anche procedimenti disciplinari ed essere costretti a risarcire gli studenti finiti al pronto soccorso quella mattina. Ovviamente non mancano nemmeno le varie associazioni che stanno pensando di costituirsi parti civili in caso di processo. E i manifestanti?

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In procura a Pisa c’è un fascicolo coi nomi di 13 manifestanti indagati per violenza e resistenza a pubblico ufficiale, tutti maggiorenni; per gli studenti delle superiori, invece, la procura minorile di Firenze ha disposto l’archiviazione. In questo quadro, restano liberi i due pro-Pal fermati durante gli scontri che il 4 ottobre misero a ferro e fuoco il quartiere romano dell’Esquilino: per i giudici le accuse di lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale non bastavano per metterli ai domiciliari. Uno di loro era stato preso mentre lanciava sedie e bottiglie, a volto coperto, contro la polizia. Ed era finita a tarallucci e vino pure a Milano, dopo l’assalto alla stazione centrale il giorno del primo sciopero generale (il 22 settembre): i cinque inizialmente arrestati sono tutti a piede libero. Stesso film a Bologna: per l’unica manifestante fermata per resistenza il 7 ottobre, durante la piazza non autorizzata che celebrava gli attentati terroristici di Hamas, non era stato nemmeno convalidato l’arresto.

«I poliziotti coinvolti lo scorso anno si sono presentati in procura facendosi identificare e con grande dignità e professionalità affronteranno anche questa fase processuale», ha spiegato il capo della polizia Vittorio Pisani. «A Pisa, come in ogni altra città italiana, le forze dell’ordine non sono il problema: sono la garanzia di sicurezza e legalità. Mandarne nove a processo per aver fatto il loro dovere è uno schiaffo a chi ogni giorno rischia la vita per difendere tutti noi, è una strumentalizzazione vergognosa», attacca l’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi. Giusto per ricapitolare, da inizio anno, in tutta Italia, ci sono state 8.635 manifestazioni (tra cui 2.354 cortei «a carattere sindacale» e 2.257 «a sostegno della pace»), con 240 episodi di criticità e 325 feriti tra le forze dell’ordine (+52,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024). A fronte di questi numeri impietosi, certificati dal Viminale, su centinaia e centinaia di professionisti del disordine che picchiano e devastano, non solo gli ammanettati si contano sulle dita di una mano ma vengono anche rilasciati all’istante.

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