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Il pm vuole assolvere l’“angelo” degli scafisti dal favoreggiamento: "Ha un fine nobile"

di Simone Di Meo sabato 8 novembre 2025

3' di lettura

L'«angelo dei migranti» ha trovato il suo angelo custode. È il pm della Procura di Bologna che, a fronte di otto tentativi di far entrare illegalmente in Italia profughi siriani, con tanto di documenti falsi e trasbordo negli scatoloni, ha deciso di «graziare» Nawal Soufi. Il motivo? Avrebbe agito per «stato di necessità», ovvero avrebbe sì infranto la legge, ma per una motivazione nobile. Il caso è approdato ieri davanti al gup Domenico Truppa, a Bologna. Soufi, attivista per i diritti umani di origine marocchina ma cresciuta a Catania, è accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Secondo l’impostazione accusatoria, avrebbe cercato, tra il 2017 e il 2019, di far giungere in Italia gruppi di siriani, organizzando per loro viaggi, trasferimenti e coperture documentali. Tuttavia, a sorprendere non è tanto la ricostruzione degli episodi quanto la richiesta del pubblico ministero Nicola Scalabrini, che ha invocato il non luogo a procedere.

«Lo ha fatto per salvare vite», ha sintetizzato in udienza. Ma Soufi non era in mare, non ha impedito un naufragio. Era comodamente a casa sua. Una posizione diametralmente opposta rispetto a quella espressa nel 2023 dal collega Antonello Guastapane che, per la stessa serie di condotte, aveva chiesto invece il rinvio a giudizio. In quel periodo, Nawal Soufi avrebbe tentato in ogni modo di far giungere in Italia alcuni uomini bloccati in Grecia. La prima strada scelta era stata quella aerea: aveva acquistato biglietti da Atene per Roma, per Milano Malpensa e poi ancora per Ciampino. Ma i passeggeri erano stati sempre fermati all’imbarco in Grecia, perché sprovvisti di documenti validi. A quel punto, l’attivista avrebbe cambiato strategia inviando loro carte d’identità italiane in bianco nella speranza che qualcuno riuscisse a falsificarle. Anche in quel caso, il piano era fallito: i documenti erano stati intercettati e distrutti. In un’altra circostanza, Soufi aveva utilizzato la vera carta d’identità del fratello per permettere a un migrante di spacciarsi per lui. Il trucchetto era stato tuttavia scoperto e il fratello, nel tentativo di difendersi, aveva denunciato il furto del documento, finendo così a sua volta indagato per falso.

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Infine, l’ultima mossa: noleggiato un furgone a Bologna, la donna si era imbarcata da Ancona diretta in Grecia, dove avrebbe dovuto caricare quattro profughi siriani nascosti in scatoloni. Il viaggio era terminato con un controllo di frontiera: la polizia aveva scoperto i migranti e fatto saltare l’operazione. La serie di tentativi falliti, tuttavia, non è bastata a convincere il pm a sostenere l’accusa in giudizio. Al contrario, ha proposto una lettura radicalmente diversa: gli atti, pur configurando sul piano tecnico il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sarebbero stati compiuti per uno scopo superiore. La linea dell’accusa è che Nawal agì per impedire un danno imminente e grave ai migranti, per salvarli da condizioni disumane o dalla morte. In una parola, agì per necessità. Una chiave di lettura che trasforma la violazione in gesto etico.

La legge c’è, ma chi l’ha infranta non va punito perché l’ha fatto spinta da una motivazione «altra», difficilmente inquadrabile nella logica penale ordinaria. La posizione di Nawal Soufi è tutt’altro che marginale nel mondo del volontariato internazionale. Nota come “l’angelo dei profughi” grazie anche a un libro a lei dedicato, ha ricevuto il Premio Cittadino Europeo nel 2016 e, l’anno dopo, il prestigioso Arab Hope Maker. Il suo numero di cellulare, per anni, è stato il riferimento di migliaia di persone in fuga nel Mediterraneo.

Non è la prima volta che finisce sotto inchiesta. Già in passato era stata indagata, sempre a Catania, per reati analoghi. Anche allora, il procedimento si era chiuso con un’assoluzione. Ma stavolta lo scenario è diverso, perché è la stessa accusa a prendere posizione non contro, ma in favore dell’indagata. Il gup Truppa ha deciso di prendersi tempo. Il prossimo 27 novembre scioglierà la riserva sulla richiesta del pm. Dovrà decidere se archiviare definitivamente il procedimento oppure se Nawal e gli altri sei imputati dovranno affrontare un processo. E poi dicono che gli angeli non esistono.

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