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Il tormento di Jacqueline Kennedy in una biografia: "Dopo la morte di John, alcool e sesso"

Luca Di Martino
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"Jacqueline Kennedy era così sconvolta dalla morte di suo marito John che chiese a un prete se lo avrebbe rivisto in paradiso se si fosse suicidata". L'estratto arriva dalla nuova biografia della scrittrice Barbara Leaming, incentrata sulla figura tormentata della moglie di John Fitzgerald Kennedy, intitolata Jacqueline Bouvier Kennedy Onassis: The Untold Story. La bomba-biografia - Quel drammatico giorno del novembre 1963 a Dallas, Texas, quando il presidente degli Stati Uniti fu ucciso in un attentato mentre sfilava sulla decapottabile presidenziale, segnò l'inizio del tormento psicologico della moglie Jackie, che sprofondò in una terribile depressione, tra fiumi di alcool e disperazione. Secondo la biografa, Jackie trascorse il resto di quel "dannato" inverno del 1963 in pessime condizioni dato che quella orribile scena tormentava la sua mente. Si ricordava quegli attimi nei minimi dettaglia: "Ricordo i pezzi di cervello sul mio grembo. Sapevo che era morto, ma non provavo disgusto...". Da allora, racconta la scrittrice, "iniziò a bere pesantemente, la vodka divenne il suo anestetico, e di notte si svegliava urlando assillata dal dolore. I bambini erano piccoli, ma intuivano come l'atmosfera si stesse incupendo, dato anche l'incapacità della mamma di fare la mamma". La lenta "ripresa" - A distanza di pochi mesi si attaccò sentimentalmente a John Warnecke, l'architetto autore della progettazione della lapide di JFK. Come ritiene Leaming più che una relazione era un'amicizia notturna e sessuale, "che servì a Jackie per dimenticarsi del marito". Dall'autunno del 1964 riprese i contatti con la società gettandosi tra il calore di feste collettive e la vita mondana e rincominciando ad apparire in pubblico. La trasferta da Washington D.C. a New York per cambiare vita servì fino a un certo punto, per la biografa Jackie: "Considerava la sua vita finita".

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