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Vendola e Di Pietro come Grillo:sono dei cialtroni di Twitter

Lo smascheratore dei falsi follower torna alla carica: dopo Beppe, inchioda i leader di Sel e Idv

Andrea Tempestini
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di Gianluca Roselli Lo smascheratore dei falsi follower di Twitter torna alla carica. Dopo aver sostenuto che il 54 per cento dei seguaci di Beppe Grillo sul popolare social network sono fasulli, ovvero creati ad hoc con un programma apposito, Marco Camisari Calzolari, docente dello Iulm, si rifà vivo puntando il dito contro altri leader politici. E ieri ha reso noti i risultati della sua indagine. Con una parziale marcia indietro proprio su Grillo. Il suo numero di Bot (ossia i follower creati da un software) sarebbe inferiore, il 43 per cento e non il 54. Il comico genovese rimane lo stesso in testa alla classifica, ma dopo di lui c'è Antonio Di Pietro con il 33 per cento di falsi, seguito da Nichi Vendola, con il 31,6, e Pier Luigi Bersani, con il 31. Assente Silvio Berlusconi, che non compare su Twitter. Insomma, se Camisani ha ragione, i principali leader politici taroccano Twitter per far credere di avere più seguaci.  Resta però da capire se i falsi follower siano voluto oppure no. Secondo Camisani,  dopo che il confronto politico si è spostato in rete, molti politici avrebbero cercato di ottenere più seguaci rivolgendosi ad agenzie specializzate che vendono pacchetti di follower. Il docente dello Iulm sostiene di aver elaborato un algoritmo capace di smascherare questa pratica.  Il sistema? Si assegnano ai follower punti di comportamento umano e punti di comportamento Bot a partire da un software creato per questo scopo. A ogni follower viene dato un punteggio a seconda, ad esempio, se l'utente cui è attribuito il profilo abbia scritto qualche post, inserito una foto, oppure usi il telefono per accedere al suo profilo. Poi viene attribuito un punteggio finale in base al quale il follower viene classificato come umano o come Bot. Infine, sulla base di un campione di 20 mila utenti viene stimata una proiezione per il totale dei follower.  Per la presentazione del rapporto è stato deciso di rendere più severo il criterio di classificazione. Ecco perché la percentuale attribuita a Grillo è più bassa rispetto alle prime rilevazioni. «Una certa percentuale di spam, diciamo il 10/20 per cento, è fisiologica», avverte lo stesso Camisani, «ma quando la percentuale sale, allora c'è sotto qualcosa».  Dopo la denuncia sui finti follower, Grillo si era scatenando attaccando il docente. «E' tutto falso, valuterò se querelare», ha detto il leader del Movimento 5 Stelle. Toccato nel vivo: il suo successo politico, infatti, deve molto alla rete. E un'accusa del genere rischia di danneggiarlo dal punto di vista elettorale. «Marco Camisani, re di Twitter e propagatore di falsità sul mio account, in passato si è reso celebre per aver realizzato il sito Forzasilvio.it», ha scritto il comico genovese sul suo blog. Aggiungendo anche che «Camisani ha sostenuto pure il comitato per assegnare il Nobel a Berlusconi ed è stato uno degli organizzatori della contestazione di piazza alla vittoria di Romano Prodi nel 2006». «A Silvio Berlusconi non ho mai fornito né servizi di strategia né di contenuti. Solo la piattaforma informatica su cui costruire i suoi siti. Non confondiamo il fornitore dell'automobile con chi guida», è la replica del professore dello Iulm. Berlusconi, insomma, era solo un cliente. «Un ottimo cliente», sottolinea Camisani, «da imprenditore sono felice di poterlo citare nel mio portfolio. Poi, certo, ci sono delle implicazioni per quanto riguarda l'immagine. Così come ci sarebbero se avessi venduto la piattaforma ad altri partiti. Ma, se la volessero, offrirei la mia tecnologia anche al Pd o a Grillo».  

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