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Zoppas accende i frigoriferi nello spazio

Ignazio Stagno
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Sono passati oltre 30 anni da quando alla tivù risuonava il claim «Zoppas li fa e nessuno li distrugge». Le parole sono rimaste nell'immaginario collettivo. Ma la famiglia di «elettrodomesticari» si è evoluta e ha cambiato pelle accelerando sull'innovazione tecnologica proprio durante la curva nera della crisi. Abbandonati frigoriferi e forni la Zoppas Industries ha sviluppato due diversi business. Con la Irca produce resistenze elettriche che finiscono negli elettrodomestici e negli apparecchi di condizionamento, ma soprattutto è riuscita a conquistare il mercato delle applicazioni industriali. I prodotti Zoppas oggi sono sugli aerei che sorvolano il globo e sui satelliti che lo scrutano. Più della metà della stazione spaziale ISS è europea e il controllo termico è studiato e realizzato da Irca. L'altro business va sotto il nome di Sipa. La società si occupa di macchinari per la produzione di contenitori in plastica e relativo imbottigliamento: dall'acqua (tra i clienti c'è anche San Benedetto, di proprietà della stessa famiglia) all'olio, fino al vino. Quello che finisce nelle mini bottiglie imbarcate sugli aerei. Il segreto per bypassare la crisi è stato capire che andava venduto un servizio chiavi in mano. Dai pellet di PET ai bancali di bottiglie riempite ed etichettate. Un peculiarità che negli ultimi anni ha fatto crescere Sipa nei mercati africani e cinesi dove la richiesta partiva da zero. Il gruppo oggi fattura 650 milioni di euro. Il 26% generati in Europa e il rimanente in altri 4 continenti. Impiega 1700 dipendenti in Italia, 1500 in Messico, 2600 in Romania e i rimanenti 1200 negli Usa e in Cina. Insomma, il motto è sempre valido. Nessuno è riuscito a distruggere gli Zoppas. Negli anni 70 l'azienda di famiglia finisce alla Zanussi. Gianfranco Zoppas, dopo un po' di tempo, torna per favorirne il passaggio agli svedesi dell'Electrolux. Nel frattempo lavora a nuove attività con la Zoppas Industries, di cui oggi è presidente. «Ai tempi negli anni '80 avevamo un'aziendina che faceva resistenze per forni, lavatrici e altro, con un centinaio di persone», spiega a «Libero» il presidente Gianfranco Zoppas, «Siamo riusciti a farla crescere». L'azienda non è stata travolta dalla profonda crisi che ha colpito il mercato degli elettrodomestici dopo lo “sboom” economico. Anzi, si è riconvertita. Cedendo tutto il prodotto consumer e prevedendo la drammatica situazione odierna, come dimostrano le dure vertenze di Electrolux. Adesso Conegliano e Vittorio Veneto restano il centro del gruppo dove si fa principalmente ricerca e sviluppo. Il cambio di passo è avvenuto in largo anticipo, ma la decisione di puntare sull'aerospazio è quella che ha consentito al gruppo di superare la crisi post Lehman del 2008. Oggi tutti i satelliti Ue e molti di quelli stranieri montano sistemi di controllo termico ed elementi riscaldanti per il mantenimento della temperatura costante: fondamentali per proteggere le parti elettriche ed elettroniche. «Ci sono voluti anni anche per via delle certificazioni a sviluppare una tecnologia competitiva», prosegue Zoppas, «e adesso si tratta di creare ulteriore valore aggiunto sommando funzioni fino a fornire un sistema completo». Sfida parallela a quella aeronautica. «Ora si punta a utilizzare integralmente gli impianti elettrici per il condizionamento delle cabine. Un modo più evoluto a quello attuale che impiega la componente motoristica. Stesso discorso per l'impianto di de-icing». La strategia Zoppas è arrivare prima degli altri competitor, che in realtà sono pochi. Non a caso se la percentuale complessiva di fatturato investita nella ricerca e sviluppo è circa il 4%, nella componente aerospaziale arriva al 15%. Ovviamente non basta per stare al passo con i tempi. «Gli obiettivi per il futuro sono quelli di mantenere la quota di mercato nel comparto degli elettrodomestici ad uso domestico e incrementare la presenza nel segmento delle applicazioni industriali», aggiunge Zoppas. Mentre il passaggio successivo toccherà governance e assetti aziendali. «Siamo consapevoli che per i prossimi anni», conclude Zoppas, «dovremo creare una struttura forte per catturare le opportunità. Sia per la nostra famiglia che per l'eventuale apertura del capitale ad altri». Il capitalismo familiare, anche dall'alto di 650 milioni di fatturato, sa che per il futuro servirà più massa critica per fare acquisizioni. Non ci sono tante alternative. di Claudio Antonelli

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