Yara, i legali di Massimo Bossetti: "Il pm nasconde elementi a nostro favore"
Un nuovo colpo di scena nel caso di Massimo Giuseppe Bossetti: i legali del sospettato per l'omicidio di Yara Gambirasio si scagliano contro la procura di Bergamo. "E' convincimento degli scriventi che le determinazioni maturate dal gip siano, in significativa parte, conseguenza della mancata rappresentazione nella richiesta di custodia avanzata dal pubblico ministero, di importanti ed oggettivi elementi la cui valutazione avrebbe condotto il Giudicante a differenti conclusioni", spiegano in una nota di fuoco. L'accusa e i sospetti - Nel dettaglio, gli avvocati mettono nel mirino la procura con la nuova istanza di scarcerazione che hanno presentato al giudice delle indagini preliminari, Ezia Maccora. La bordata arriva a pagina 11 dove Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti, accusano senza mezzi termini gli inquirenti, un'accusa che arriva nero su bianco: la procura, secondo i legali, avrebbe nascosto al giudice degli elementi che, se correttamente riportati, "avrebbero condotto a differenti conclusioni". Salvagni e Gazzetti, dunque, sollevano dei sospetti sulla correttezza dell'operato del sostituto procuratore Letizia Ruggeri, che avrebbe "mancato di rappresentare" al tribunale proprio quegli elementi che, a detta degli avvocati, avrebbero evitato il carcere a Bossetti. Attesa per la replica - Gli stessi avvocati rimarcano più volte che la loro richiesta al tribunale di scarcerare l'indagato si basa su una "rilettura critica" degli elementi che avevano portato alla custodia cautelare in carcere, firmata dallo stesso giudice ormai lo scorso 19 giugno. La "rilettura critica" punta sul Dna: dopo aver approfondito la relazione del Ris di Parma, gli avvocati scrivono che "si confonde la probabilità di una corrispondenza casuale con la probabilità della colpevolezza". Il che, tradotto, significa: se ci sono tracce biologiche di Bossetti sui vestiti di Yara non significa che debba essere stato lui a uccidere la tredicenne di Brembate Sopra. Dopo le accuse, la palla passa alla procura di Bergamo, che dovrà decidere se rispondere a queste parole di fuoco con un documento ufficiale.