Sbarchi in Sicilia, il retroscena: così gli scafisti hanno sparato alla guardia costiera e si sono fatti ridare il gommone
Era già successo a febbraio: gli scafisti sparano contro una nave italiana per riprendersi il barcone utilizzato per il trasporto dei migranti. La stessa scena si è vista lunedì scorso quando il rimorchiatore Asso 21 dopo essere intervenuto a salvare 342 naufraghi al largo della Libia viene affiancato da una motovedetta con issata una bandiera libica. A bordo, scrive il comandante nel report trasmesso alla Guardia costiera pubblicato dal Corsera, c'erano quattro uomini che indossavano una cerata gialla "Sparavano colpi di fucile in aria e i migranti si sono tuffati intimoriti, ma sono stati prontamente recuperati. Due uomini saltavano sul barcone, se ne impossessavano e andavano via". In pratica sono riusciti nell'impresa di riprendersi la carretta del mare perchè si pensava fossero guardiacoste libici. In realtà erano solo dei trafficanti di esseri umani, come scoprirà solo in seguito Frontex che spiega, attraverso il direttore Fabrice Leggeri, come la vicenda sia "un segnale che i trafficanti in Libia stanno finendo le barche". I funzionari della polizia italiana non credono sia proprio così. In ogni caso, se davvero ci fosse scarsità di imbarcazioni, la preoccupazione aumenta perché gli scafisti sembrano determinati a utilizzare qualsiasi mezzo, anche quelli di fortuna, pur di imbarcare il maggior numero di persone possibili. Di certo c'è da chiarire perché si sia deciso di non fermare gli aggressori e sarà la magistratura a farlo visto che su quanto accaduto è stata aperta un'inchiesta.