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Presi i due rom fuggitivi di Roma, li ha consegnati la madre

Eliana Giusto
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Appena li hanno catturati sono scoppiati a piangere, poi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. È finita così la latitanza dei due pirati della strada che, mercoledì scorso, hanno falciato nove persone a Boccea, uccidendo la filippina Perez Corazon Abordo. I presunti assassini sono i due fratelli rom Samuel Halilovic, di 19 anni, e il 17enne Entony, marito di Maddalena, arrestata subito dopo la strage sfiorata. I fuggitivi si nascondevano a Roma, in un terreno agricolo in zona Massimina, a cinque chilometri dal campo della Monachina. Decisiva nella svolta alle indagini è stata la madre dei rom, che domenica sera ha trovato i due figli e, ieri mattina, ha chiamato la polizia. Agli agenti della Squadra Mobile, diretti da Luigi Silipo, la donna ha rivelato che Samuel ed Entony si nascondevano in quel terreno. «La madre ha sempre avuto un rapporto collaborativo con noi, a differenza di altre parti della famiglia con un atteggiamento ostruzionistico e di depistaggio, ed è sempre stata favorevole alla consegna dei ragazzi», ha detto il capo della Mobile. All'arrivo della polizia i fratelli erano nascosti dietro un covone di fieno, si sono arresi senza fare resistenza e sono scoppiati in lacrime. «Erano molto provati», ha sottolineato Silipo. «Sono sempre stati a Roma e qui li abbiamo sempre cercati, non abbiamo mai pensato fossero altrove». Non avevano soldi né cellulari e sono rimasti nascosti cinque giorni in quel campo. Non mangiavano dalla sera dell'incidente ed erano malconci, avevano lividi e graffi mentre gli abiti erano completamente sporchi e lacerati. Il più grande aveva anche una ferita al ginocchio. Portati in Questura, i ragazzi si sono chiusi nel silenzio, non hanno voluto spiegare nulla di quella tragica sera. Gli inquirenti, però, sono convinti che alla guida della Lancia Lybra ci fosse Entony. Ad avvalorare questa ipotesi ci sono una serie di elementi, soprattutto le testimonianze concordanti che indicano lui al volante, il suo telefonino ritrovato al posto di guida, il fatto che fosse stato proprio Entony a comprare la vettura con i suoi soldi e che la guidasse abitualmente. Ancora da chiarire il perché i due rom non si siano fermati all' alt, ma probabilmente la folle corsa che ha portato la morte è scaturita dal timore del minorenne per le conseguenze della guida senza patente. Le indagini dei poliziotti proseguono per fare luce sull' eventuale presenza in auto di una quarta persona. Gli agenti devono verificare se Batho Halilovic (il padre dei rom che si era autoaccusato dell'omicidio sostenendo di essere lui al volante) fosse con i tre arrestati quella sera, come sostiene lui stesso e come ha poi confessato Maddalena al gip. Inoltre è stato aperto un altro filone investigativo sul proprietario dell'auto killer, un pluripregiudicato campano che ha intestati oltre 60 veicoli. Intanto per Samuel ed Entony si sono aperte le porte del carcere. Il maggiorenne è rinchiuso a Regina Coeli, il più piccolo nel centro di prima accoglienza di via Virginia Agnelli. Maddalena, invece, si trova a Casal del Marmo. Tutti e tre dovranno rispondere di concorso in omicidio volontario. L' arresto dei presunti assassini di Corazon ha portato un po' di sollievo alla famiglia.  «Ma non finisce qui. Vogliamo giustizia», hanno detto i filippini. «Spero non li rilascino altrimenti lo rifaranno. Per loro la seconda volta sarebbe solo un gioco», ha aggiunto la cognata della vittima. «Non provo odio nei loro confronti», ha assicurato Julito, il fratello maggiore di Corazon, che era andato al campo per incontrare la madre degli arrestati, senza però riuscire a entrare. È proprio lei che ha messo fine all' ingiustizia, denunciando i suoi figli. «Avevo una strana sensazione, sono andata a cercarli per tutta la notte e li ho trovati. Non avevano mangiato, non stavano bene. Mi hanno abbracciato e gliel'ho detto che dovevano costituirsi», ha raccontato la mamma rom, che all'alba è tornata stremata al campo e ha deciso di chiamare la polizia. «Era preoccupata», ha spiegato la figlia Claudia, «pensava fossero feriti o addirittura morti. Finalmente è finito un incubo. Loro hanno sbagliato e ora è giusto che paghino». di Rita Cavallaro

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