Giallo di Brescia, trovate "tracce biologiche" nella fonderia di Marcheno
Ci sono "tracce biologiche" all'interno della fonderia di Marcheno. Lo conferma il procuratore Buonanno, che ha poi aggiunto che "bisogna vedere se sono ricollegabili a Mario Bozzoli". La rivelazione, riportata dal Corriere della Sera, potrebbe costituire la svolta tanto attesa nelle indagini nel giallo di Brescia. Ci vorrà comunque del tempo prima di trovare le risposte che potrebbero aiutare a risolvere il caso dell'imprenditore bresciano, sparito nel nulla. Il forno del terrore - Gli inquirenti pensano che Bozzoli sia stato ucciso nell'azienda e il suo corpo sia stato bruciato nella colata del forno Rm Fomet 80, come la famiglia aveva sospettato sin dall'inizio. Per il momento non sono stati individuati risconti a questa ipotesi ma i carabinieri del Nucleo Investigativo e della compagnia di Gardone Valtrompia, sotto la guida del comandante provinciale colonnello Giuseppe Spina, lavorano sui reperti recuperati in azienda. Si attendono dunque i risultati dal chimico esperto in metallurgia Cesare Cibaldi e dall'anatomo-patologa Cristina Cattaneo, oltre ai rilievi delle perquisizioni effettuate in queste ultime ore. Tutto servirà a ricostruire i dettagli della notte dell'8 ottobre, quella in cui Mario Bozzoli è scomparso nel nulla e il forno ha rilasciato una fumata anomala. Diatriba familiare - Nel frattempo proseguono gli approfondimenti degli investigatori riguardo al rapporto dell'imprenditore con il fratello Adelio, co-gestore con i figli Alex e Giacomo della fonderia. La moglie di Bozzoli aveva fatto aggiungere nella denuncia della scomparsa del marito, risalente al 9 ottobre, i complicatissimi rapporti dell'uomo con i familiari. Una situazione che spaventava molto Bozzoli, che aveva più volte manifestato la paura di perdere i figli e pensava seriamente di presentare una denuncia nei confronti dei familiari.