Venezia, multano i bimbi che giocano a pallone ma tollerano sporcizia, ubriaconi e rom che occupano le panchine
E' più pericoloso e offensivo per il decoro di una città come Venezia una partita di pallone di ragazzini che giocano nei campielli, così come vuole una tradizione quasi centenaria, oppure migliaia di persone ubriache che insudiciano, urlano fino alle prime ore del mattino e lasciano montagne di rifiuti? Se lo sono chiesti, e non solo loro, gli abitanti del centro storico veneziano, quando alcune famiglie si sono viste recapitare appunto una bella multa a causa del l'abitudine dei loro pargoli, dagli undici ai quattordici anni, di tirare calci ad un pallone nel campanello Pisani, dove si trova il Conservatorio di Venezia. Come racconta anche Il Gazzettino, alle quattro famiglie coinvolte nella vicenda sono state recapitati, un paio di giorni fa, un verbale ciascuna con una multa di 66,80 euro, sanzione proprio dovuta al fatto che i figli giocavano a palla, cosa che e' vietata. D'accordo, ma il caso vuole che nello scorso fine settimana ci siano stati i festeggiamenti per la Festa del Redentore, conclusi con la solita orgia di ubriachezza molesta da parte di centinaia di persone, che poi hanno lasciato una montagna di sporcizia, soprattutto nella zona di Sant'Elena. In questo caso, niente sanzioni, si chiude volentieri un occhio. I genitori e parenti dei piccoli non ci stanno e insorgono. E molti altri cittadini. Tra i calciatori in erba multati c'è anche il nipote del del direttore del Conservatorio, Giovanni Giol, che non ha risparmiato critiche e proteste. Ma come, ha spiegato alla stampa, si multano i ragazzi perché giocano per strada? Con tutto il degrado che esiste a Venezia? E poi multare questi ragazzi sembra proprio colpire i veneziani nella loro vita quotidiana, che già non è facile. I genitori stanno organizzando una colletta per pagare le multe e gli eventuali danni che possono aver causato con i loro giochi, ma sembra che in effetti i danni alle vetrate, ad esempio, proprio al Conservatorio, siano stati fatti da altri, non dai loro calci al pallone. In effetti, i bambini che corrono e giocano per le calli e i campi sono un'immagine del tutto connaturata con quella della vita veneziana. Anzi, negli ultimi tempi se ne vedono sempre meno e questo rende più povero lo scenario cittadino, sempre più artefatto ad uso e consumo del turismo invadente e ciabattaio. E poi sarebbe come immaginare un quadro di Canaletto senza le scene di vita con i bimbi che corrono dappertutto, o le foto d'autore degli anni Cinquanta, con la biancheria stesa da finestra a finestra, le donne sedute davanti alle porte e i piccoli che giocano attorno... Giol rincara la dose: "Dove possono giocare i ragazzi? Vogliamo che spariscano del tutto? Bisogna anche considerare che a Venezia mancano gli spazi e che in campo Sant'Angelo (una "piazza"più grande, vicina a quella dove i ragazzini sono stati multati dai vigili, n.d.r.) non possono più andare, da quando le panchina sono state occupate dagli zingari". Inoltre i bambini, in qualche modo, "proteggono" l'anima dei luoghi perché occupano spazio altrimenti occupato da abusivi, barboni, turisti sudicioni e ubriachi. di Caterina Maniaci