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Pietro Genovese in arresto dopo aver travolto Gaia e Camilla. Le motivazioni: "Poteva uccidere di nuovo"

Giulio Bucchi
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È stato arrestato ed è ai domiciliari, Pietro Genovese, perché avrebbe potuto ripetere il reato. Vale a dire, l'omicidio stradale di cui il 20enne figlio del regista Paolo Genovese è accusato dopo aver travolto e ucciso sabato scorso in corso Francia a Roma due 16enni, Camilla Romagnoli e Gaya von Freymann. Le due ragazze, secondo le ricostruzioni, avevano attraversato la strada pur con il semaforo pedonale rosso ma secondo il Gip Bernardette Nicostra questo non diminuisce le colpe di Genovese: risultato positivo ad alcol, cannabis e cocaina, sconta un passato ancora breve di violazioni seriali del codice della strada: "Passa spesso con il rosso, tanto da aver subito varie decurtazioni dei punti", come ricorda il Corriere della Sera, e dunque è "un soggetto pericoloso", anche perché il ragazzo potrebbe guidare anche con la patente sospesa l'auto di amici.  Leggi anche: "Ha lasciato Roma". Pietro Genovese, la situazione si aggrava La trasgressione più grave riguarda proprio alcol: Genovese, pur recidivo, "guidava ubriaco fradicio" con un tasso di alcol pari a 1,4 milligrammi per litro, il triplo rispetto al limite massimo consentito. Inoltre con il suo Suv "correva molto", tra gli 80 e i 100 chilometri orari. Anche per questo il 20enne "si ferma a ben 250 metri dal punto dell'impatto" con le ragazze, sulla rampa di accesso alla via Olimpica: l'auto si sarebbe arrestata "per un blocco automatico al motore seguito dall'urto violentissimo". Oltre alla condotta "vietata" e "incautamente spericolata" di Camilla e Gaia, il Gip tira in ballo anche la sindaca Virginia Raggi e l'amministrazione comunale per l'illuminazione stradale "colposamente insufficiente". Un caso simbolo di molti buchi neri dell'Italia del 2019.

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