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Carabiniere ucciso, in tre nella stanza dell'interrogatorio durante la foto choc a Elder Lee: ecco chi sono

di Caterina Spinelli mercoledì 31 luglio 2019

2' di lettura

La foto lo ritrae davanti all'indagato, in borghese mostra soltanto un lembo della maglietta e una parte del braccio. Dettagli minimi che hanno però consentito ai suoi superiori di individuarlo. Si tratta del sottufficiale che ha deciso di bendare Gabriel Christian Natale Hjorth, il complice dell'assassino del carabiniere Mario Cerciello Rega. L'agente sotto accusa è  quello con la t-shirt nera - fa sapere Il Corriere della Sera - che si vede sulla destra dell'immagine. Ad essere identificati e successivamente denunciati anche gli altri carabinieri che erano con lui nella stanza dell'interrogatorio. All'appello manca soltanto chi ha scattato la foto, ma a breve il suo nome potrebbe arrivare all'informativa che dovrà essere consegnata ai magistrati per accertare le responsabilità penali e disciplinari. Sempre prima verificando se ci siano state altre violazioni nella procedura. Leggi anche:Carabiniere ucciso, la foto choc non scandalizza gli americani Un'eventualità che al comando provinciale diretto dal generale Francesco Gargaro escludono, avendo ricostruito ogni passaggio dal momento in cui i due accusati dell'omicidio del vicebrigadiere, non solo il ragazzo nella foto ma anche l'amico (assassino materiale) Elder Lee. Sono quasi le 11 di venerdì 26 luglio - prosegue il quotidiano di Fontana - quando i due sospettati entrano in caserma. Vengono invitati a contattare i genitori, ma nessuno dei due ottiene risposta. E mentre si attende che vengano svolte le procedure si decide di separarli. Natale Hjorth viene portato in un ufficio al piano rialzato della caserma di via in Selci, dove verrà poi bendato. Secondo i primi accertamenti la foto, scattata mettendo il cellulare dal basso verso l'alto, potrebbe essere stata fatta da qualcuno che si trova nella parte esterna, forse sul terrazzino. Ma non è escluso che fosse invece accanto alla scrivania e volutamente non abbia ripreso i volti dei suoi colleghi. Intanto le testimonianze hanno avvalorato l'ipotesi che i presenti in quella stanza fossero in tre: di cui uno in borghese. "Lo avrebbe fatto per non fargli vedere quello che c'era sui monitor" dice il sottufficiale e giura che tutto è durato al massimo cinque minuti "e poi lo hanno portato in un'altra stanza per avviare le procedure di identificazione". Eppure la foto è stata fatta girare in una chat interna ai carabinieri pochi minuti dopo essere stata scattata. 

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