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Strage a Corinaldo, il 17enne sotto torchio: che cosa non torna nelle indagini

di Davide Locano domenica 16 dicembre 2018

3' di lettura

È stato messo sotto torchio per ore dal procuratore Giovanna Lebboroni, e ha fornito elementi utili all'inchiesta, il 17enne sospettato di aver spruzzato lo spray urticante che avrebbe provocato la calca in cui sono morte sei persone all'uscita della discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo. «Il mio cliente ha deciso di rispondere alle domande del magistrato», ha spiegato il legale del giovane Martina Zambelli, all'uscita dalla Procura di Ancona poco prima delle 22, «e spero che questo sia utile agli sviluppi dell' indagine». Il minore, di origine sudamericana, è in stato di fermo perché i carabinieri hanno trovato nell'appartamento in cui vive, a Senigallia, due etti di cocaina. E oggi s' attende la convalida dell' arresto. Ma ieri sera l' interrogatorio verteva soprattutto su altro. Decine di testimoni l' hanno individuato come il ragazzo che ballava incappucciato e che in mano aveva una bomboletta spray. «Non può essere lui, era con la fidanzata», gli ha fornito l' alibi la nonna. Ci sono tanti aspetti di questa indagine ancora da chiarire per accertare le responsabilità per la strage in discoteca. Leggi anche: Corinaldo, due etti di cocaina a casa dell'indagato I CONTI NON TORNANO Tra questi, la regolarità della rampa posta all' uscita di sicurezza, quella in cui hanno trovato la morte cinque minori e una giovane mamma. A parte l' usura del tempo che ha fatto cedere le transenne, si tratta di uno scivolo in cemento che termina con alcuni scalini. Pericolosi in caso di emergenza, soprattutto per un disabile. Eppure gli organi preposti, Comune in primis, hanno controllato e dato il suo ok alla struttura. Si indaga anche sulla conta esatta ancora da definire dei biglietti staccati e regolarmente registrati. All' indomani della tragedia sono stati dati diversi numeri sulla capienza: prima 1600, poi 1400, ora 600 cifra, quest' ultima, che non corrisponde alla calca umana di ragazzini filmata con i telefonini prima del fuggi fuggi verso l' unica uscita di emergenza utilizzata. E anche su questo punto, occorrerà spiegare perché le altre due porte sono state ignorate. Una cifra, quella dei 600 ingressi registrati, che ha sollevato non poca indignazione da parte dei genitori dei ragazzi che venerdì sera erano alla Lanterna Azzurra, e che anche a questo scopo hanno costituito un gruppo Facebook 'Giustizia per le vittime della Lanterna Azzurra' che ha raccolto già centinaia di iscritti e dove pubblicano i biglietti e i relativi numeri, e invitano ad andare tutti dai carabinieri per portare prove e testimonianze. Un contenitore nel quale si cerca di ricostruire quella maledetta sera a suon di dettagli e testimonianze. «Mia figlia mi ha raccontato che dopo l' accaduto, sono andati a ritirare i cappotti nel guardaroba e hanno avuto il coraggio di farli pagare». «Sono la mamma di un ragazzo che era lì, dice che una porta di sicurezza era chiusa e che li hanno fatti andare verso quella dove è crollata la rampa». Tante le frasi postate e gli inviti a raccontare tutto alle forze dell' ordine. Così in tanti sono andati dai carabinieri anche a consegnare video, foto e documenti utili alle indagini. L'ESPOSTO Il gruppo è sotto l' ala dell' avvocato Corrado Canafoglia, esperto in class action, e che sulla tragedia di Corinaldo ha deciso di costituirsi parte civile al processo. «Sto preparando un esposto da presentare alla procura di Ancona», anticipa il legale, «per fornire delle indicazioni, esporre i fatti per dare la possibilità di accertare come si sono svolti realmente». Canafoglia rappresenta legalmente un gruppo di ragazzi che hanno riportato traumi fisici o psichici nella tragedia avvenuta alla discoteca Lanterna Azzurra. Ed è anche il difensore nominato dal marito di Eleonora, la mamma di quattro figli che ha perso la vita per salvare la sua piccola di undici anni. «C' è stata una falla organizzativa, basta guardare i video per rendersene conto. Ora vorremmo capire quanti erano all' interno della discoteca», aggiunge, «se le uscite di sicurezza erano tutte aperte, se i buttafuori impedivano l' uscita da alcune porte, se la rampa era regolare o meno. Tutti aspetti ancora da chiarire». Intanto è stata sciolta la prognosi per uno dei sette feriti più gravi. Il paziente è stato trasferito così in un reparto per acuti. Degli altri sei minori degenti ancora in terapia intensiva, solo uno rimane in ventilazione assistita, mentre tutti gli altri ora respirano in modo spontaneo. di Simona Pletto

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