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Bossetti, la contro-verità: "Cosa faceva sui siti porno"

di Alessandra Menzani giovedì 31 marzo 2016

2' di lettura

Nuove rivelazioni sul processo di Brembate. Giovanni Bassetti, il consulente informatico della difesa di Massimo Bossetti, imputato per l'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio, sostiene che nei due computer sequestrati in casa del muratore "non c'è nessuna evidenza di ricerche che denotino un interesse particolare" nei confronti di ragazzine. I siti consultati dai due pc, inoltre, sono di argomento pornografico ma non pedo-pornografico e aderiscono tutti alla campagna contro la pedo-pornografia. Le parole del consulente - Rispondendo alla domande del pm, il consulente ha detto che effettivamente quella del 29 maggio 2014, riguardanti ragazze e a sfondo sessuale è stata effettivamente una ricerca anche se non è possibile attribuirla al muratore. L'analisi dei computer trovati a casa di Bossetti che avevano evidenziato ricerche riguardanti tredicenni era stata svolta dal Racis dei Carabinieri e dai consulenti della procura e l'esperto della difesa ha inteso oggi "contestualizzarli", partendo dal riconoscimento della corretta metodologia usata dagli investigatori.  Testimoni della difesa - Nel processo a carico di Massimo Bossetti per l'omicidio di Yara Gambirasio è stata sentita oggi in aula una serie di testimoni, citati dalla difesa, che alla fine del 2010, quando la ragazza scomparve, frequentavano il centro sportivo da cui la ragazza sparì. Molti hanno detto di non aver mai conosciuto la tredicenne, tutti di non avere mai visto Massimo Bossetti prima del fermo, il 16 giugno 2014. Tutti i testimoni, in gran parte genitori di ragazzi che frequentavano il centro sportivo, hanno spiegato che, pur avendo fatto mente locale dopo aver appreso la notizia della scomparsa, non ricordavano nulla di strano in quel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010.

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